Regia di Philippe Le Guay vedi scheda film
Un grandissimo Jean Rochefort per una storia agrodolce, che intreccia momenti di squisita leggerezza a una riflessione sulla caducità dell'esistenza, tra immaginazione e realtà, memoria e oblio.
La vecchiaia è un tema scivoloso da affrontare al cinema: i vecchi non fanno audience, ma sono audience e non amano vedersi allo specchio. Il vecchio è sempre immagine della morte in cammino, lo si voglia o no, e a nessuno piace gli si ricordi che la sua fine si avvicina. Anche l'Alzheimer non è certo un tema per tutti i palati, anche se, invece, sembra affascinare i registi ultimamente, che però, di preferenza, scelgono di occuparsi di Alzheimer precoce, meglio se sofferto da donne ancor relativamente giovani e piacenti (vedi Julianne Moore in Still Alice e Julie Christie in Away from Her). In questo modo, la malattia appare come un'eccezione, non certo la regola; si può simpatizzare per la povera protagonista che perde progressivamente memoria e ragione, ripetendo al contempo il fatidico mantra "non può capitare a me". Ma quando un film è imperniato su un anziano malato di Alzheimer, allora il discorso si complica non poco: lo scivolone nel dramma è quasi inevitabile; il patetico, sempre dietro l'angolo. Essere riusciti a trattare questo tema con leggerezza in Florida è merito del regista, ma anche e soprattutto del magnifico Jean Rochefort, un attore eccezionale che regala al suo protagonista tutte le sfumature di una personalità complessa, facendoci di volta in volta sorridere, arrabbiare, indignare, ma anche empatizzare con il suo personaggio. Non c'è nulla in questo vecchio ex imprenditore capriccioso e dispettoso che non possiamo riconoscere in qualsiasi persona anziana - molto anziana - di nostra conoscenza. Ci sono tutti i tic, le manie, le scontrosità della terza età (si vedano gli stratagemmi con cui il personaggio si libera di varie badanti; il suo ostinarsi a voler stare solo; il suo rifiutare quasi l'affetto della figlia; il suo farla impazzire con i suoi comportamenti) e c'è anche la malattia che cancella e cambia i ricordi. Tra immaginazione e realtà, il film si snoda verso l'unico possibile, triste, scioglimento, amaro preludio del finale estremo. I coetanei di Rochefort non escono troppo soddisfatti dal cinema: lo choc di riconoscimento è troppo forte. Per tutti gli altri, un monito per il futuro e una grande lezione di recitazione.
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