Regia di Aleksandr Sokurov vedi scheda film
Che cosa saremmo senza aver guardato gli occhi di coloro che ci hanno preceduto sulla terra?
Attraverso la storia della collaborazione fra il direttore del Louvre Jaujard e il conte von Metternich, delegato del Fuehrer per il controllo e il trasporto del patrimonio artistico francese, durante l'occupazione nazista di Parigi, Sokurov ripercorre il valore dell'arte visiva nella cultura occidentale e il suo ruolo nell'aver delineato la civiltà che viviamo.
Due Musei, due destini: il Louvre, rispettato e preservato dai gerarchi nazisti che ne erano suoi estimatori e l'Hermitage a Leningrado , bombardato e danneggiato (benché i suoi capolavori fossero ormai da tempo al sicuro altrove, come era anche successo d'altronde a Parigi) perché l'arte russa era considerata "inferiore".
Ma è anche la storia dell'ambiguo collaborazionismo franco-tedesco che durò quasi 4 anni, sotto il governo del maresciallo Petain.
"La Pace? si può comprare..." riflette il regista, mentre documenti dell'epoca mostrano i giovani francesi tornare dal fronte e allegre dame parigine intrattenersi cogli ufficiali tedeschi. E mentre osserviamo le abili politiche della ragion di stato, per una volta si intuisce che vi può essere una politica della ragion dell'arte.
In un continuum storico concentrato sul XX secolo che parte da Cechov e Tolstoj, mescolando presente e passato, spezzoni di documentari d'epoca sovrapposti a scene contemporanee, skype e macro di alcuni dei più bei dipinti custoditi al Louvre, personaggi veri e caratteri allegorici (la Marianna) ma anche Napoleone, il film vive di un montaggio intricato, guidato dalla voce del Regista che ragiona di una visione di una Cultura europea che non corrsiponde all'Europa politica attuale.
Mentre cito Spopola che nella sua preziosa recensione ricorda che il potere – soprattutto quello assoluto dei tiranni - ha sempre cercato di autocelebrarsi attraverso la “ruberia” del patrimonio artistico altrui, acquisito come trofeo di guerra, ecco comparire la figura di Napoleone: colui che depredò pezzi da tutto il mondo durante il suo impero (forse un originale modo per preservarli?) in una immagine fin troppo ottimistica della Europa come civiltà primaria a cui tutto si deve concedere, mentre la Marianna vaga nei grandi saloni ripetendo ipnoticamente Liberté, Égalité, Fraternité...
E intanto assistiamo al viaggio di una nave sopra un mare in tempesta, una nave che trasporta diversi container pieni di capolavori del Louvre di cui forse dovrà sbarazzarsi per superare i violenti marosi.
Se è vero che "è assurdo che l'Arte venga trasportata per mare" è anche vero che le onde del mare appaiono allegoricamente come metafora della Storia, tra i cui flutti spesso violenti si inabissano le migliori opere dell'Uomo.
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