Espandi menu
cerca
Room

Regia di Lenny Abrahamson vedi scheda film

Recensioni

L'autore

maurizio73

maurizio73

Iscritto dal 25 giugno 2013 Vai al suo profilo
  • Seguaci 85
  • Post 4
  • Recensioni 962
  • Playlist 1
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Room

di maurizio73
4 stelle

Dramma della segregazione e della follia che parte come una tenera fiaba dell'amore filiale che sopravvive all'abominio della violenza e della cattività e si risolve nelle lungaggini di un melodramma convenzionale sulle difficoltà di inserimento sociale in un mondo sconosciuto e alieno nel quale ricominciare una nuova vita.

Cresciuto nell'amorevole cattività di una piccola stanza blindata, il piccolo Jack è il frutto della violenza di uno psicopatico che ha rapito la madre ancora adolescente cinque anni prima che lui nascesse, tenedola segregata e abusandone sistematicamente, senza alcuna possibilità di contatto con il mondo esterno se non un piccolo televisore e lo spioncino di un lucernario dal quale guardare il cielo. Quando i due riusciranno a liberarsi, scopriranno che là fuori la vita puo nascondere le insidie di una prigionia altrettanto subdola da cui ancora una volta solo il loro amore li potrà salvare.

 

locandina

Room (2015): locandina

 

Tratto dall'omonimo romanzo di Emma Donoghue, ispirato al famoso caso Fritzl, e dalla stessa sceneggiato, il film dell'irlandese Lenny Abrahamson è un dramma della segregazione e della follia che parte come una tenera fiaba dell'amore filiale che sopravvive all'abominio della violenza e della cattività e si risolve nelle lungaggini di un melodramma convenzionale sulle difficoltà di inserimento sociale in un mondo sconosciuto e alieno nel quale ricominciare una nuova vita. Che il cinema Canadese prediliga le torbide storie di inganno e sopraffazione ambientate nel raggelato contesto di cittadine anonime e perennemente autunnali lo si era capito dai precedenti più o meno illustri di Denis Villeneuve (Prisoners - 2013, con locations appena più a meridionali) e Atom Egoyan (The Captive - 2014), laddove la spettrale aridità del paesaggio sembra rispecchiare le inesplicabili contraddizioni di una natura umana capace dei crimini più atroci come di un irrididucibile istinto di sopravvivenza, preservando con la forza dell'amore e della volontà quel barlume di umanità che non la faccia precipitare definitivamente nella irreversibile spirale della disperazione e della follia. A questi codici del dramma e della messa in scena sembra attenersi anche il film di Abrahamson, con la differenza di un curioso ribaltamento di prospettiva secondo il quale le terribili verità della storia e del contesto sono filtrate dalla sensibilità e dalla fantasia del piccolo protagonista, capace di trasformare l'intollerabile routine di una baracca tre metri per tre nel microcosmo fantastico popolato dalle meravigliose creature di oggetti inanimati passati nella quotidiana rassegna di una affettusa convivenza come pure nella razionale curiosità di discernere tra la natura fittizia delle creature bidimensionali che animano lo schermo televisivo dalla tangibile realtà delle loro controparti in carne ed ossa. Che la vita e l'amore nati dalla violenza possano trascendere la brutalità e l'insensatezza dell'abiezione umana che le ha generate, sembra essere lo snodo drammaturgico di un film che, almeno nella prima parte, riesce a mantenere l'originalità di un racconto capace di toccare le corde dell'emozione e della credibilità, misurandosi con la straziante scena di una liberazione giocata sul rischio di una dolorosa separazione e sugli espedienti di una tanatosi quale unica risorsa dell'animale in gabbia di sfuggire alle tenaci fauci del suo crudele predatore. Concluso il film che avrebbe quindi il respiro corto di un irrisolto mediometraggio, ne comincia subito un altro che principia con la liberazione di un ostaggio più veloce della storia dei sequestri di persona (manco col gps avrebbero fatto più presto!) e finisce con la solità tiritera di un menage familiare di padri anaffettivi, nonne comprensive, interviste televisive ed un tentato suicidio che lasciano il tempo che trovano. L'impressione è che si sappia gestire sul più difficile e si tenda a banalizzare sul più facile, dissipando il patrimonio di conoscenze e competenze acquisite col prologo per virare verso la facile storia strappalacrime che ne rende assolutamente ingiustificato il divieto ai minori di 17 anni (violenza, profanità e uso di droghe?) e le quattro candidature agli Oscar 2016 tra cui il premio come Miglior attrice protagonista a Brie Larson. Brava quest'ultima, ma bravissimo il piccolo Jacob Tremblay praticamente al suo primo, vero debutto cinematografico. Presentato al Toronto International Film Festival 2015 nella sezione Special Presentation dove ha vinto il Premio del Pubblico.

 

Bambini venite parvulos, c’è un applauso da fare al Bau Bau,
si avvicina sorridendo, l’arrotino col suo Know-How,
venuto a prendere perline e a regalare crack.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Ultimi commenti

  1. steno79
    di steno79

    Una tematica molto forte per un film che non sembrerebbe giovarsene nel modo più adeguato... me lo sono segnato in lista... appena posso lo vedrò. Deduco che per te anche l'Oscar a Brie Larsson sia stato dato con troppa generosità? È un'attrice che non conoscevo, un volto nuovo che si aggiudica subito il massimo riconoscimento, mentre tanti altri attori hanno dovuto aspettare anche per tutta la carriera. La sua performance giustifica questo premio? Se si considerava il curriculum allora il premio spettava alla Rampling

    1. maurizio73
      di maurizio73

      Secondo me proprio la tematica forte del film ed i suoi risvolti melodrammatici (cambio di registro facile e poco coraggioso) hanno fornito i crediti per la Larsson. Agli americani piace così. Ciao Ste.

  2. Tex61
    di Tex61

    Ciao Maurizio...è purtroppo come scrivi tu (con un'analisi come sempre approfondita) e come ho rilevato io con considerazioni più basiche. E' un vero peccato perchè questo film è stato una grande occasione perduta per farne un prodotto di alto profilo. Un saluto.

    1. maurizio73
      di maurizio73

      Purtroppo analizzare i film delle produzioni d'oltreoceano sta diventando (salvo rare eccezioni legate al cinema indipendente ed a quello latino) la stanca consuetudine di chi si deve confrontare con i modelli di marketing puntualmente promossi dalle kermesse autocelebrative (Golden e Oscar). All'inizio sembrava qualcosa di diverso ed è un vero peccato come dici giustamente tu. Grazie per il passaggio.

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati

Errore:

chiudi