Regia di Lenny Abrahamson vedi scheda film
Un'opera con molte potenzialità mai sfruttate.
Con una superficialità di sguardo degna di una qualsiasi puntata di fiction americana Lenny Abrahamson ("Franck", "Garage") ci mostra l'interno di una stanza dove da anni vivono segregati una donna e suo figlio piccolo: il ragazzo è nato lì, non ha mai messo il naso fuori da quelle quattro mura e non ha la minima percezione del mondo esterno. Viene da chiedersi come sia riuscito un comunque bravo regista come Abrahamson a banalizzare fino alla piattezza televisiva - che raggiunge il suo acme nella seconda noiosissima parte - un soggetto cosi interessante e ricco di spunti emotivi. Fatta eccezione per la sequenza del furgone, che rimane l'unico momento in cui si respira un po' di phatos, ci fosse una scena, un avvenimento, un dialogo, un'emozione che resti. Nulla! Una regia inerte che da la netta sensazione di non 'sentire' la storia, una messa in scena che si limita ad essere illustrativa, senza mai riuscire a far flirtare luogo e personaggi. Un piattume generale impacchettato ed edulcorato con noevole perizia. Consensi e premi sono ovviamente arrivati puntuali.
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