Regia di Elizabeth Banks vedi scheda film
Sono passati tre anni da che le Barden Bellas hanno conquistato il titolo nazionale di canto corale, e pure dall’imprevisto successo del primo Pitch Perfect (in Italia uscito come Voices per chissà quale mistero distributivo), strano mix tra talent show, commedia universitaria e pellicola sportiva, trainato dal tormentone radiofonico Cups della protagonista Anna Kendrick e forse anche dalla popolarità del televisivo Glee. Per l’inevitabile sequel, Elizabeth Banks passa da produttrice a regista (debuttante), mentre la sceneggiatrice Kay Cannon applica alla lettera gli infallibili precetti hollywoodiani: un canovaccio fotocopiato dal primo capitolo (variazioni sul tema: Voices si apriva sul vomito di Anna Camp, Pitch Perfect 2 sull’esposizione della vagina di Rebel Wilson in diretta globale), la sortita “esotica” (nello specifico: Copenaghen), l’innalzamento della posta in gioco (dopo gli Usa, il mondo), camei e comparsate del vecchio cast più succose aggiunte e guest (Katey Sagal, Hailee Steinfeld). Ma, soprattutto, una dose aumentata di quel che il pubblico davvero vuole: battute, scambi demenziali e Rebel Wilson. A discapito dell’aspetto musicale e di qualsiasi spessore di storia e personaggi, a vantaggio della coralità, del ritmo e del divertimento leggero (i battibecchi della coppia di commentatori sono spesso esilaranti, così come le uscite della new entry latina Chrissie Fit). Chi l’avrebbe detto.
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