Regia di Shane Black vedi scheda film
Russell Crowe e Ryan Gosling sono la coppia perfetta in un film che richiama le modalità di Arma letale tra azione, comicità e un’indagine scandita dal mistero, con proiettili, sangue e ossa spezzate. Ambientato negli anni ’70, un periodo che gli americani sanno come rievocare; il resto spetta a Shane Black che conosce la formula vincente.
Se c’è una cosa che a Hollywood sanno fare ancora bene, è quella di guardarsi alle spalle nella storia americana, più o meno recente.
Gli anni settanta sono un’incredibile, e inesausto, pozzo dal quale attingere e Shane Black sa decisamente come farlo, riuscendo a creare un prodotto che non sarà eccezionale ma che probabilmente è in grado di convogliare il pubblico più vario (al contrario di quanto purtroppo è accaduto al capolavoro Vizio di forma).
In qualche modo, The nice guys riconcilia con il cinema commerciale che non vuole essere solo usa e getta.
Los Angeles, fine anni ’70, il detective privato Holland March (Ryan Gosling) e il manesco Jackson Healy (Russell Crowe) si scontrano su un caso e, pur essendo distanti in tutto, finiscono per collaborare, o meglio per doverlo fare.
Devono trovare Amelia (Margaret Qualley) che qualcuno vuole eliminare dalla circolazione.
Il perché non è chiaro, ma con il tempo lo diverrà, mettendoli in serio pericolo anche perché Holland nei guai ci finisce con estrema facilità.
Action comedy con indagine e due protagonisti maschili marcatamente distanti e in rilievo; una formula che richiama a chiare lettere Arma letale, non per niente i primi due capitoli – i migliori – li aveva scritti un giovanissimo Shane Black, e prodotti Joel Silver qui presente, che, nel frattempo, si è cimentato con la regia (Iron man 3) e che con The nice guys trova un fattivo legame diretto con il passato, suo e di un’ambientazione sfruttata con pulizia e intenti chiari.
Il periodo è richiamato con intelligenza e pragmatismo andando in più direzioni; il mondo del porno è sempre presente, le droghe sono parzialmente utilizzate (così come il surreale che fa un paio di incursioni), un po’ di follia e gli echi delle grandi proteste hanno il loro spazio (con irriverenza), mentre non si vedevano così tante sigarette da una vita (in pratica, Holland se ne accende una in ogni scena).
La base è rappresentata da un procedimento d’indagine che tiene il passo, aggiunge metodicamente un pezzetto alla volta senza saltare nel vuoto (almeno fino a un certo punto), al contrario, Holland probabilmente potrebbe vantare il primato di metri di volo all’interno dello stesso titolo (precipita e sbatte contro di tutto).
Ma soprattutto è un film che diverte parecchio, senza dimenticare la disillusione propria di quegli anni (morto un papa se ne fa un altro), generando un intrattenimento trasversale che aggiunge sempre qualcosa di umoristico optando soprattutto per il versante adulto, un po’ per il suo orientamento retrò, un po’ perché sono presenti alcune scelte rare, ad esempio c’è una scorrettezza nell’utilizzo dei minori e poi non accade sempre quanto ci si si aspetterebbe (non siamo in una favola dove tutti vissero felici e contenti).
Altro merito, se il trailer è, giustamente, infarcito di scene divertenti, alcune delle migliori rimangono tutte da scoprire, attenzione, per esempio, al secondo folle incontro tra Holland e Jackson in un bagno.
Il loro duetto, sfumato in tanti modi, spicca nettamente diventando la chiave di volta, due personaggi scritti con scaltrezza e convinzione privilegiando l’amalgama, tra modi duri e diretti, ma anche onesti nell’inevitabile crudeltà, e la capacità di combinare disastri in modo tale che da un’azione derivi una reazione contraria e relativi fuochi d’artificio.
Un vero spettacolo, semplice e diretto ma anche terribilmente efficace, al quale contribuiscono alla grande i due attori principali; uno sformato Russell Crowe è attinente come non gli capitava da parecchio tempo mentre Ryan Gosling è agli antipodi rispetto ai suoi leggendari personaggi dei film di Nicolas Winding Refn (Drive e Solo Dio perdona), ma conferma la sua completezza d’attore con una grande capacità di stare al gioco.
Poi ci sono alcune cadute di ritmo, quasi inevitabili quando si mette così tanta mercanzia in mostra, ma la formula è assolutamente vincente e, se consideriamo che questo stampo di film oggi si usa principalmente in prodotti spazzatura (la lista sarebbe infinita), non gli si può che volere ancora più bene.
Sperando nel seguito - il finale lo richiama, ma la trama comunque si chiude, anche se senza una grande spinta – The nice guys è un piacevole incontro.
In un panorama che, così, non esiste (quasi) più.
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