Regia di Vincent Sherman vedi scheda film
Magnificato dalle turgide policromie del magico Technicolor (lode e gloria), il film si lascia amare anche per la sapiente dose di ironia e la giusta combinazione di amori, duelli (non molti e non particolarmente coreografici a dire il vero) e strategici intrallazzi di palazzo. Intrappolato tra un suino Raymond Burr ed un luciferino Robert Douglas, Errol Flynn, nonostante alcuni guai fisici, rende onore alla leggenda del grande amatore con il suo fascino guascone e fisica plasticità. Mozzafiato la combinazione di costumi, scenografie e colori in talune occasioni.
Bravissima attrice drammatica svedese (di teatro), sciaguratamente sottutilizzata da hollywood e prevalentemente solo per la sua pur notevole e succosa bellezza mora. Se si eccettua il contemporaneo "La Donna Del Traditore", occorre attendere l'intervento di registi del calibro di Nicholas Ray o Fritz Lang (ma va anche segnalata ne "Il Marchio dell'Odio"), se non addirittura i ruoli in film d'autore degli anni '70 (Schatzberg, Pollack, Altman, ecc.), per una sua giusta valorizzazione. Nel finale, per come è agghindata, assomiglia curiosamente a Biancaneve.
Scelta quasi obbligata per rappresentare il grande latin lover. Meno "conquistador" di pulzelle (si parla quasi esclusivamente della sua fama) di quanto sarebbe stato lecito attendersi, a livello di scene, e più fisicità sul piano degli scontri fisici, atletici, schermistici come leale servitore della corona. Con un Flynn che si spreme su più piani, ne giova il film ed il personaggio.
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