Regia di Vincent Sherman vedi scheda film
Un uomo apparentemente suicida lascia una vedova apparentemente consolabile (lavora in un night e ha contatti con un riccone), ma in entrambi i casi l’apparenza inganna; poi arriva il fratello del morto, chiamato da una sua lettera in cui gli proponeva un imprecisato lavoro, e pretende di vederci chiaro. È perfettamente comprensibile che qualcuno dalle parti di Hollywood abbia provato a replicare lo strepitoso successo di Gilda senza preoccuparsi troppo di nascondere l’impressione di minestra riscaldata. Quindi, per non sbagliare, gli ingredienti rimangono gli stessi: Rita Hayworth che canta (di ritorno al cinema dopo quattro anni di assenza causa matrimonio con l’Aga Khan), Glenn Ford che la osserva con sguardo accigliato, un terzo incomodo con un sacco di soldi, un’improbabile congiura internazionale (notare l’aggiornamento al clima della guerra fredda: questa volta i cattivoni vogliono colpire gli Stati Uniti con missili in partenza da basi nei Caraibi, anticipando curiosamente la crisi di Cuba); manca il barista filosofo, è vero, ma in compenso c’è una cameriera nera che lo surroga egregiamente. Un discreto prodotto di genere, da valutare nel contesto della sua epoca.
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