Regia di Burr Steers vedi scheda film
Trovare un marito facoltoso e tenersi alla lontana dagli zombies: un bel problema che incalza nell'Inghilterra di inizi Ottocento e rende avventurosa e dinamica la vita di una tosta ventenne sicura di sé, orgogliosa e indipendente. Trasposizione divertente e riuscita di un romanzo apertamente e ironicamente blasfemo.
Si fa presto a fare gli schifati o addirittura a scandalizzarsi di fronte a tale affronto: Orgoglio e Pregiudizio e Zombie in versione romanzo, ha il merito (ed insieme la colpa, considerata l'orda di altre riletture che hanno seguito questa prima) di aver lanciato un genere "nuovo" che riadatta qualche classico della letteratura di tutti i tempi, riscrivendolo in chiave horror, ma senza sconvolgerne la trama né tantomeno l'ambientazione.
Il libro lo comprai poco dopo la sua uscita: sta di fatto che non ho mai avuto il tempo (o si è presentato sempre qualche libro più urgente da leggere) di affrontarlo.
La versione cinematografica, l'unica che in questo momento posso giudicare, tenuto conto anche che ho invece letto di recente il romanzo originale di Jane Austen, l'ho trovata interessante, ironica, avvincente, frizzantina, un pò sciocca ed eccessivamente roboante, forse, ma in grado di ridare smalto alle eroine della scrittrice britannica tanto amata, rendendole guerriere esperte di arti marziali (un pò alla maniera de "la sposa" Uma Thurman di kill Bill, con tutte le necessarie e dovute cautele, ovviamente), allevate all'arte della guerra da un padre scaltro ed arguto (almeno come il personaggio originale) che ha preferito renderle indipendenti dalla piaga, piuttosto che delle perfette (ed inutili) dame di compagnia o padrone di casa ineccepibili.
Si perché nell'Inghilterra di inizi Ottocento, una epidemia ha infettato i morti che, tornati in vita, o riapparsi sotto forma di morti che camminano, minacciano città e campagne, costringendo i superstiti ad asserragliarsi tra alte mura e barricarsi oltre le rive del Tamigi per fermare l'orda famelica ed assassina.
La circostanza non impedisce, ed è qui il colpo di genio (del libro, a cui ben attinge il film), di sviscerare tutti gli altri aspetti, la molteplicità dei personaggi, di una storia che si concentra nelle manovre di una famiglia borghese benestante, ma in pericolo di venir diseredata per la mancanza di eredi maschi, per maritare tutte o parte delle cinque belle e toste figlie, assicurando loro una dote che potesse accompagnarle per gli anni avvenire, zombie o non zombie intorno. Ognuno dei personaggi mantiene il suo spazio, le sue caratteristiche peculiari, i suoi tic, le sue maniere, in apparenza senza sacrificare molto del nucleo centrale della storia, e mantenendo la minaccia dei morti viventi come una circostanza sempre presente, ma in grado di non sviare la vicenda principale, che resta comunque di natura organizzativo-sentimentale, più che una mera questione di sopravvivenza da contagio.
Il filo della storia infatti non perde assolutamente la grazia e la sagacia dei dialoghi brillanti che la celebre scrittrice mette in bocca ai suoi protagonisti, su tutti in particolare a favore della scaltrezza della protagonista vera e propria, Elizabeth (una incantevole Lily James), l'unica, secondo il padre, ad essere stata dotata di quel minimo di intelligenza per poter sostenere con indipendenza e lucidità le sorti di un destino che spesso vedeva le ragazze maritarsi a soli fini di lucro e di sopravvivenza.
Completano il cast volti noti come Sam Riley (sempre un pò atono), quel "big Jim" di Douglas Booth, l'ottimo Charles Dance e la minacciosa e bendata da un occhio Lena Headley.
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