Regia di Antonio Margheriti vedi scheda film
Il triangolo della paura è uno degli ultimi film diretti da Antonio Margheriti, che come di consueto utilizza lo pseudonimo Anthony M. Dawson e che ha qui dalla sua una modesta co-produzione italo-tedesca che gli consente di sfoggiare un discreto cast, nonchè di girare fra Italia, Filippine e Thailandia. Sul cartellone compare infatti il nome di un divo a livello mondiale (Lee Van Cleef, ovviamente nella parte del cattivo di turno) e, al suo fianco, troviamo quelli di Donald Pleasence, Brett Halsey, John Steiner e ancora Lewis Collins, Paul Muller e Manfred Lehmann. Il cinema italiano di genere volgeva ormai al termine da un po' di anni, questi sono gli ultimi sussulti: non male, a dirla tutta, soprattutto considerando lo scenario in declino del periodo, ma sulla professionalità di Margheriti d'altronde non c'è mai stato dubbio; la sceneggiatura risulta firmata dal solo Arne Elsholtz sui titoli di testa del lavoro, ma Imdb le attribuisce anche le firme degli italiani Tito Carpi e Giacomo Furia (quest'ultimo parrebbe fuoriluogo, ma Wikipedia conferma). La storia è poca cosa, il solito intrigo esotico con sbirro pronto a tutto e cattivi spietati da annientare; azione e tensione non mancano, prevalendo nettamente però la prima. Il colpaccio di scena finale è ampiamente prevedibile e viene tirato pure per le lunghe; ciononostante, il film 'si lascia vedere' e Margheriti non commette particolari distrazioni o pressapochismi. 3/10.
C'è un infiltrato nella Narcotici americana: come individuarlo? Un superagente viene inviato nelle piantagioni immerse nella giungla dell'estremo oriente, dove dovrà vedersela con gli sgherri di uno dei capi del nardotraffico mondiale.
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