Regia di Kieran Darcy-Smith vedi scheda film
In attesa, si spera, di vedere sul grande schermo il capolavoro letterario di Cormac McCarthy, Blood Meridian (1985, Random House), che è anche, forse, uno dei tanti candidati all’inarrivabile titolo di Great American Novel, il cinema western si porta avanti e attinge dal drammatico e inquietante romanzo di McCarthy per trovare l’ossatura di The Duel, diretto da Kieran Darcy-Smith. Tant’è che il conturbante personaggio di Woody Harrelson, come suo solito gigionesco ed efficace, sembra essere una versione misticheggiante dell’angosciante Giudice Holden di McCarthy. Entrambi sono calvi, vestono di bianco e circuiscono, stregano, seducono e insinuano viscidi e laidi chiunque incontrano sul loro cammino, soprattutto i più deboli e i più impressionabili. In Blood Meridian era il Kid, mentre in The Duel è Marisol, la moglie messicana di Liam Hemsworth, ad essere plagiata dalla magia ineffabile del “predicatore” Harrelson, che altri non è che l’assassino del padre del protagonista. Un protagonista, va detto, reso perfettamente da Liam Hemsworth che, smette di essere il fratellino belloccio di Chris, e diventa un vero uomo, sfoggiando per l’occasione tutta la sua westerness prima inimmaginabile.
Con sottotesti razzisti evidenti, The Duel è anche un western politico che riflette sulle origini di un paese nel momento in cui si sono rialzate le “calve” teste dei conservatori di estrema destra con le loro sciagurate ideologie segregazioniste e negazioniste, ispirate e guidate dal divino, cattolico o no, che riesce purtroppo a rapire le menti umane impoverite dalla crisi.
Un neowestern che poggia molto sulla modulazione classica e che regala sprazzi di weird grazie alla figura del predicatore di bianco vestito, impudico simbolo parodico della purezza religiosa.
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