Regia di Jeremy Saulnier vedi scheda film
Ennesimo thriller dai contorni claustrofobici con variazioni (contenute) tali da giustificarne un minimo la visione. 6 AUTOREFERENZIALE
Il problema di questi films è sostanzialmente esistenziale (!!!!!): perché devo sprecare il mio tempo per un qualcosa di risaputo e con pochi margini d'interesse? La domanda è 'amletica' e la risposta soggettiva. Green Room non è scritto male e partendo da un contesto preciso (i soliti 'profondi' USA...) cerca disperatamente l'attenzione, tuttavia nella post-modernità del tutto già visto il gioco finisce presto e non convince, come non convince, anche come supporto alla credibilità della sceneggiatura, la figura chiave-straniante di Stewart. Tanto poi il finale è noto... Non si esce dai paletti del filone, dunque tonnellate di clustrofobia, tensione, angoscia etc etc... Ripeto il progetto non è mediocre e per gli amanti del genere è consigliato, però per gli altri dipende dal livello di saturazione personale di temi come il cinismo, il terrore e la violenza dietro la provincia americana e connessioni varie. In questi termini il rischio di rimanere uno spettacolo autoreferenziale per 'addetti ai lavori' è alto, visto che i luoghi comuni abbondano, i giochini empatici di riconoscimento delle band citate pure, sterilizzando la chiave thriller-horror, capace invece in altri casi di provocare una disturbante ed implacabile cascata di emozioni più profonde.
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