Regia di Raffaello Matarazzo vedi scheda film
Nelle prime sequenze ho pensato ad una piatta pubblicità per incentivare l'uso del treno, ma poi il film si mostra velocemente per quello che è: una vicenda piccola ma saporita, con personaggi tutti interessanti e ben abbozzati con pochi tratti, e un filmetto che tutto sommato mette allegria. I ritratti delle figure coinvolte in quella gita sono tra l'ironico e il mordace. Ne mettono in risalto le miserie umane, ma senza cattiveria eccessiva, virando anzi il tutto in umorismo. Non si sarebbe mai detto, allora, che Matarazzo sarebbe divenuto il re del melodramma italiano. Mi pare infatti che lui stesso avesse dichiarato di essere rimasto imprigionato in un genere che non era certamente l'unica corda su cui sapeva suonare.
Viene inquadrato per un istante il simbolo dell'ascia con i bastoni legati attorno (sulla locomotiva), ma mi pare che sia solo un contentino per tenersi buoni i censori e i committenti.
Un po' per l'eccellente qualità audio-video della pellicola, che stupisce per la conservazione e forse il restauro, e un po' per i dialoghi disinvolti non sembra proprio un film del 1933.
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