Regia di Rob Letterman vedi scheda film
Piccoli Brividi.
Diciamo che questo film di brividi me ne ha fatti venire. Ma temo, brividi non nel senso sperato dagli autori.
Il film ispirato alla fortunata serie letteraria dei "Piccoli Brividi", appunto, non nasce dall'idea di adattare uno dei romanzi in particolare, bensì come una sorta di celebrazione, che parli della vita dell'autore e del swuo "rapporto" con i personaggi da lui creati.
Non mi dilungherò inutilmente sulla trama, già dibattuta a sufficienza – e comunque facilmente reperibile per chi non ne sia a conoscenza.
Insomma, gli elementi per creare un prodotto davvero interessante c'erano tutti, e le premesse erano buone. Ovviamente, non ci si poteva aspettare un capolavoro – ma l'idea alla base della realizzazione mi aveva attirato. E così, per passare una serata in leggerezza, senza informarmi troppo sulla vicenda e sul responso della critica, sono andato al cinema a vederlo.
Già dai primi minuti si intuisce che ci si ritrova davanti a un prodotto senza troppe pretese e dall'evidente obiettivo (niente di male) di portare in sala un pubblico di teenargers.
Piccoli Brividi vuole proporsi come un film per tutta la famiglia, che tutti possono vedere e apprezzare e dal messaggio magari pesante per qualche spettatore più maturo, ma comunque utile per i giovanissimi.
Ma il modo in cui tutto questo è stato trasformato dall'astratto al concreto non mi ha proprio convinto.
Nella prima parte, i personaggi ci vengono gradualmente presentati – e questa è la parte più noiosa, se vogliamo, e assolutamente insufficiente, a dire il vero, ma quella più ordinata e meglio esposta e – a conti fatti - la più riuscita.
Nella seconda, in cui prende vita l'intera vicenda, allo spettatore medio che ha visto qualche film di una certa qualità non può che venire la claustrofobia e la volontà di uscire al più presto dal cinema – l'occhio all'orologio ogni venti secondi, ad aspettare che i centotrè minuti passino, il più in fretta possibile.
Oh, che esagerato, penserete.
E invece no, è proprio così: i costosi (e mal spesi) effetti speciali, la cosa più riuscita, legano insieme sequenze confusionarie, con primi piani da pubblicità, e con un montaggio da far rabbrividire: i Piccoli Brividi, come anticipato all'inizio, ci sono tutti – e in fase di scelta del titolo, penso di poter ammettere che sarebbe stato meglio cambiare l'aggettivo "piccoli"; ma lasciamo stare.
La sceneggiature è raffazzionata come rare volte, con dialoghi impossibili da rendere con un aggettivo adatto (risiede più o meno a metà tra "agghiaccianti" e "imbarazzanti"), e le solite battute fastidiose "all'americana", immancabili, che in confronto i film di Natale di De Sica e Parenti fanno morire dal ridere (il che fa pensare).
Che dire, poi, della recitazione? Le interpretazioni dei vari attori sono assolutamente vomitevoli ed è meglio che mi fermi qui.
Quanto alla regia dello sconosciuto Rob Letterman, posso solo dire che non mi stupisco che non sia divenuto famoso prima di questo film e non penso che di mia spontanea volontà guarderò film da lui diretti nell'immediato futuro. La regia è da spot pubblicitario e, se proprio si vuole essere gentili, da serie televisiva.
E alcuni trovano che sia un'attenuante il fatto che sia un teen movie: non sono assolutamente d'accordo, perchè un film può essere utile ed istruttivo anche ai più giovani pur senza essere una porcheria pasticciata e banale; anzi, ovviamente, è molto meglio se non lo è.
Rimango poi basito di fronte alla possibilità, lasciata aperta nel finale e data come molto probabile dai produttori, di produrre un sequel.
E ancora di più, dalla buona accoglienza che ha ricevuto dalla critica e dal pubblico.
Ma, sapete, è un teen movie...
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