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Piccoli brividi

Regia di Rob Letterman vedi scheda film

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La recensione su Piccoli brividi

di supadany
5 stelle

25 Courmayeur Noir Festival.

Cinque anni dopo “I fantastici viaggi di Gulliver” (2010), che non aveva lasciato gran ricordi sparsi (a voler essere generosi), tornano a lavorare in coppia il regista Rob Letterman e Jack Black.

Fortunatamente le cose vanno meglio, si prendono riferimenti piuttosto sicuri e pur inciampando nelle solite banalità, almeno ripropone un’avventura che si aggancia ad uno stile meno perseguito di un tempo e che quindi può riportare in auge alcuni umori sopiti.

Appena giunto in una nuova città con la madre (Amy Ryan), Zach (Dylan Minnette) trova nella misteriosa vicina di casa Hanna (Odeya Rush) quel sorriso che gli manca da tempo.

Ma il padre (Jack Black) della ragazza non vuole che i due si frequentino, così che quando Zach ha paura che alla ragazza sia capitato qualcosa di brutto s’intrufola nella loro casa e malauguratamente apre un libro.

Da questa azione prende vita un mostro e sarà solo il primo di una lunga serie; l’unico modo per fermarli è risucchiarli nei libri, ma intanto la cittadina è sotto assedio ed i contenitori delle creature vengono messi a fuoco.

 

Jack Black, Odeya Rush, Dylan Minnette

Piccoli brividi (2015): Jack Black, Odeya Rush, Dylan Minnette

 

Film che nasce nel solco della gloriosa tradizione Amblin, con appigli che lo legano a tante pellicole del passato, da “I Goonies” (1985), per i ragazzini protagonisti, passando a “Una notte al museo” (2006), per la locandina (praticamente identica), arrivando a “Jumanji” (1995), per le creature che magicamente si fanno tangibili e quindi, solo sulla carta, pericolose per i giovani protagonisti.

Evoluzione all’insegna del (almeno ricercato) divertimento più scatenato piuttosto che sui fantomatici “piccoli brividi” del titolo scelto dalla distribuzione in Italia che in realtà sono realmente sporadici.

Non può non fare capolino anche un po’ sentimento, un po’ stucchevole sui passaggi finali (in film di questo target difficilmente non si ricompone un puzzle perfetto per ogni personaggio), ma con comunque un’intuizione precedente che modifica le carte in tavola; non si ha lesinato invece in fatto di mostri, più efficaci nelle prime apparizioni e maggiormente sacrificati nel proseguo quando il caos prende il sopravvento sulle singole azioni.

A venire in soccorso ci pensano due personaggi secondari; la zia sciroccata del giovane protagonista e il giovane amichetto (Ryan Lee) garantiscono le battute sufficienti per intrattenere anche chi ragazzino non lo è più, mentre Jack Black mette in (leggera) soggezione all’inizio per poi ripiegare in un’interpretazione piuttosto ordinaria, sicuramente lontano dall’estro di un tempo che l’attore pare aver perso per strada.

Un film elementare che comunque in qualche modo riesce a difendersi, certo l’ispirazione pare lontana ed in un certo senso potrebbe arrivare anche fuori tempo massimo, intanto il successo l’ha premiato a sorpresa oltreoceano e probabilmente ne sentiremo parlare nuovamente in un prossimo futuro (leggasi come finale aperto e “sequel praticamente scontato”).   

Tutto sommato lontano dal poter essere considerato censurabile anche se finisce con l’omologarsi eccessivamente. 

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