Regia di Phil Grabsky vedi scheda film
La Tate Modern di Londra e il MoMA di New York: due colossi dell’arte moderna ospitano un’importante mostra sulle ultime opere di Matisse, The Cut-Outs, i celebri collage realizzati dopo che un delicato intervento chirurgico lo constrinse su una sedia a rotelle e gli impedì di continuare a dipingere. I video originali dell’artista al lavoro spiegano bene il metodo seguito per realizzare questi quadri, spesso di grandi dimensioni, e il ruolo fondamentale che ebbero i suoi assistenti. Le interviste ai direttori dei musei e ai curatori, le riprese dell’immenso lavoro dietro la preparazione di una mostra (dalle varie figure professionali alle procedure necessarie per proteggere le opere e per rendere un’esposizione più allettante agli occhi dei potenziali spettatori) fanno comprendere bene i meccanismi di un museo, mentre le testimonianze dirette di persone che hanno conosciuto Matisse rivelano un lato più intimo dell’artista. Tutte qualità ottime per un documentario televisivo, peccato che qui siamo al cinema e vorremmo qualcosa di più. Le immagini non danno abbastanza rilevanza alle opere, manca la sensazione che tutti ci aspetteremmo nel buio della sala: vivere un’esperienza diversa, sensoriale, che ci faccia sentire un tutt’uno con il quadro. La presentatrice, con tanto di cartellina, dà il tocco finale a un film che non meriterebbe l’onore del grande schermo.
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