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Warcraft - L'inizio

Regia di Duncan Jones vedi scheda film

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La recensione su Warcraft - L'inizio

di supadany
4 stelle

Attesa e preoccupazione accompagnavano l’approdo di Duncan Jones in un blockbuster (da 160 milioni di dollari). Se i dubbi erano tanti, si può affermare che sono stati tutti confermati, probabilmente andando anche ben oltre le più fosche aspettative. I tempi de Il signore degli anelli sono lontani anni luce e Duncan Jones non è Peter Jackson.

Uomini e orchi, maghi e (un pizzico di) nani in un universo di fantasia.

Anche senza volerlo, il pensiero vola indietro di quindici anni a Il signore degli anelli. La compagnia dell’anello, titolo che a tutti gli effetti sdoganò il fantasy su grande scala, e risulta fin troppo scontato effettuare un paragone pezzo per pezzo.

Ne esce una sconfitta senza appello per Duncan Jones, perdente sotto ogni punto di vista anche nei confronti dei meno apprezzati capitoli de Lo Hobbit.  

Il regno di Azeroth è invaso da orchi provenienti da un’altra dimensione ormai distrutta dalla magia e dalla morte che l’accompagna.

Per difendere la sua terra, Re Llane (Dominic Cooper) si affida a Lothar (Travis Fimmel), il migliore tra i suoi guerrieri, e al mago guardiano Medivh (Ben Foster) mentre dall’altro lato l’orco Duraton (Toby Kebbell) capisce che nemmeno per la sua parte c’è speranza in questa invasione che non sarebbe di certo l’ultima necessaria per garantire la vita del suo popolo.

Comincia così una sfida, tra uomini e orchi, ma anche tra il bene e il male che non hanno le stesse barriere.

 

Travis Fimmel

Warcraft - L'inizio (2016): Travis Fimmel

 

Iniziare una nuova saga fantasy è una grande responsabilità e, il fin qui apprezzato, Duncan Jones sembra un pesce fuor d’acqua; non mancano le più classiche attenuanti, a partire da una produzione monstre che non deve aver offerto troppi spiragli, ma si fa una fatica pazzesca a intravedere la mano di un autore, al contrario di quanto accadde a suo tempo con Peter Jackson.

Già l’introduzione pare un po’ troppo lasciata al caso (quando invece dovrebbe colpire), ma ben presto ci si accorge quanto l’epica sia latitante; Warcraft manca proprio di un ampio respiro e non solo perché siamo di fronte a un ipotetico inizio.

Per questo è inevitabile, ma tutt’altro che ben gestita, la presenza di tanti luoghi e nomi, molte volte solo accennati o poco più che introdotti, e i caratteri in gioco sono troppo piatti, con pochissime variazioni sugli schieramenti che seguono questa falsariga.

Ma soprattutto, quando il ritmo scende (e avviene spesso), i dialoghi non vengono in soccorso e manca quasi completamente, al netto di una magia (una), quella leggerezza quasi necessaria quando la seriosità non è accompagnata come si deve (ed è abbastanza chiaro che qui non lo è).   

In più, ci sono troppi (inutili) artifici, addirittura anche nei paesaggi, maestosi ma poco naturali (e la nostalgia della Nuova Zelanda monta) e le battaglie poco aggiungono, non tanto perché realizzate male, quanto perché non in grado di alzare l’asticella.

Insomma, si salvano veramente poche cose, giusto un paio di magie, che nel totale hanno un richiamo troppo videoludico, ed alcune scelte impavide sul futuro di alcuni di quelli che qui sono protagonisti, ma il contorno che li accompagna non offre mai uno scatto di qualità che faccia sobbalzare.  

Anche il cast è di scarso aiuto; Dominic Cooper e Ben Foster non hanno il carisma per, rispettivamente, rappresentare un Re e un mago, seppur in declino, chiaro che il problema alberghi altrove, ma a prescindere non sembrano possedere quell’ardore necessario per rendere iconici i due personaggi (vogliamo mettere con Gandalf?).

Meno scadente Travis Fimmel, ma anche qui viene fin troppo naturale il paragone con il Viggo Mortensen della Terra di Mezzo e cala il gelo.

Un inizio, ma il futuro è tutto da decretare, che lascia, quanto meno, perplessi, difficile dire quanto il pubblico proveniente dal mondo dei videogames possa apprezzare (chi scrive è fermo all’esordio anni novanta quando girava su un 486 e 4 mega di ram), alcune sequenze dall’alto lo richiamano, ma a livello cinematografico appare tutto fin troppo sbiadito, giusto una brutta copia de Il signore degli anelli, ma anche de Lo Hobbit, per personaggi, battaglie, paesaggi, motivazioni, insomma praticamente tutto fa immaginare che la lezione dal passato, e dall’alto, non sia stata imparata/seguita/assorbita.

Una delusione (calcolata? Casuale? Inevitabile?).

Pazzesca.

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