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Il treno

Regia di John Frankenheimer vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il treno

di Baliverna
8 stelle

CONTIENE ANTICIPAZIONI - Grande film, che passa via veloce nonostante le sue oltre due ore di durata. Frankenheimer ha qui la sua vena migliore, quella che aveva negli anni '60, e riesce a girare un film riuscito sia dal punto di vista dell'azione e della tensione, che da quello dei temi trattati (e ve ne sono). Un Burt Lancaster non più giovane esegue numeri atletici da cascatore, oltre che dare un interpretazione di alto livello: per capire cosa si intende per un grande attore guardate la sua espressione, tre l'impotente e l'addolorato, di quando viene fucilato il macchinista sabotatore (Michel Simon).
Il film è scevro da qualunque tipo di retorica, sia bellica, che patriottica o partigiana. E' chiaro cioè che i tedeschi stanno dalla parte del male, e la resistenza francese è doverosa più che legittima, ma in merito all'impedire a tutti i costi che il treno raggiunga la Germania il discorso si fa più complesso e problematico. Sin dall'inizio dei sabotaggi al treno inizia una lunga scia di morti, che sono il prezzo da pagare per non permettere ai tedeschi di trafugare i quadri. L'arte è certamente una gran cosa; è nobile, rappresenta l'amore per la bellezza; incarna la cultura e la tradizione di una nazione; quei quadri sono parte del patrimonio culturale della Francia; i tedeschi sono ladri oltre che prepotenti. Eppure, eppure... valevano poi la pena tutti quei morti per impedirne il furto? Questa è un'ombra che pesa sul protagonista e sulle sue motivazioni sin da quando il macchinista sabotatore viene scoperto e alcuni minuti dopo già fucilato. Il suo disagio cresce via via che l'azione procede, anche se però continua come un toro verso l'agognata meta. Alla fine, però, qualcuno gli sbatte in faccia il problema in modo non più eludibile, e lui per tutta risposta lo uccide, anche se era disarmato. E' evidente che lo fa proprio perché non sopporta la voce della cruda verità. A me pare che il film sostenga proprio la superiorità del valore delle vite umane davanti ai pur nobili capolavori della pittura. Infatti, l'amarezza che comunica l'ultima inquadratura in campo lungo è evidente e palpabile, e non sa per nulla di vittotia.
E' un bel film che coniuga ottimamente lo spettacolo con la sostanza, un risultato insommma che dovrebbe fare invidia a tanti registi contemporanei.

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