Regia di Mario Bava vedi scheda film
Horror ad episodi che fu tra i primi in Italia a prendere di petto il genere, all'epoca ancora poco considerato dalla critica e poco amato dal pubblico, che anche in questo caso decreto' un insuccesso sicuramente ingeneroso. Il film curiosamente "bara" sulle fonti letterarie che sono alla base dei tre episodi, poiché inserisce due nomi di scrittori prestigiosi come Maupassant e Cechov che non c'entrano nulla, mentre Tolstoj non è Lev ma Aleksej, un suo lontano cugino che scrisse in francese il racconto da cui é tratto "I Wurdalak". A mio parere, nel complesso il film si fa ammirare per una fotografia decisamente innovativa che sperimenta tonalità cromatiche inedite e combinazioni di colori volutamente disturbanti, soprattutto ne "La goccia d'acqua" che é l'episodio più pauroso ed inquietante e senza dubbio il migliore per l'aderenza dello stile al racconto, senza cedimenti narrativi. Leggermente meno efficaci dal punto di vista della drammaturgia i primi due, come evidenziato anche nell'acuto saggio su Bava scritto da Alberto Pezzotta per Il Castoro cinema, con una certa prevedibilità nell'episodio dei vampiri che per il citato critico "assomiglia troppo a un film di Corman tratto da Poe", mentre nel primo Pezzotta sostiene che "la paura é assente". Bava qui non si concede gli effettacci di cui abuseranno tanti suoi colleghi negli anni a venire, dirige con un piglio robusto gli attori fra cui spiccano un anziano Boris Karloff e la francese Jacqueline Pierreux, si avvale di idee francamente originali come il finale che svela la finzione cinematografica, e crea dei tableaux indubbiamente affascinanti in cui la composizione figurativa é gestita con un talento sopraffino. Un'opera comunque influente su tanto cinema a venire, ribattezzata negli Stati Uniti "Black sabbath" che sarà anche il nome di uno storico gruppo metal. Da riscoprire, probabilmente una delle sue opere più riuscite.
Voto 8/10
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