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I tre volti della paura

Regia di Mario Bava vedi scheda film

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La recensione su I tre volti della paura

di alan smithee
7 stelle

La paura che si disegna sui volti delle vittime, secondo l'immaginazione di Mario Bava.

Ne I tre volti della paura, meglio conosciuto all'estero come Black Sabbath, si riferisce a tre diverse situazioni che sono oggetto dei tre corti che compongono l'opera.

Ne Il telefono, tratto da un racconto di F.G. Snyder, ma fatto passare come opera di Maupassant, una donna sola di nome Rosy (Michèle Mercier, indimenticata ultrasexy Angelica di Bernanrd Borderie) nella sua bella casa deve affrontare le minacce di uno sconosciuto che la insidia al telefono, minacciandola di una prossima, imminente morte violenta. 

In realtà comprendiamo, non molto tempo dopo, che si tratta di uno scherzo orchestrato astutamente dalla sua amica intima Mary, che le fa credere che il fidanzato della donna, un delinquente in galera da lei lasciato, sia uscito ed intenda vendicarsi del gesto della donna. Rosy pertanto invita l'amica a dormire da lei, e costei maliziosa e divertita accetta godendo dei timori e dell'ansia procurata all'amica.

Il gioco delle incomprensioni continuerà fino al verificarsi di un episodio decisamente non preventivato, frutto di un sadico scherzo del destino che finirà per compromettere l'incolumità di entrambe.

Ne I Wurdalak, tratto da Tolstoj, l'azione ci riporta in un passato cupo e medioevale presso un freddo e poco accogliente, oscuro territorio russo. Un giovane viandante di nome Vladimir raccoglie per strada un coltello conficcato in un cadavere e poco dopo si rifugia presso una famiglia patriarcale per trovare rifugio nella notte. I figli del capofamiglia gli spiegano di essere in ansia per il ritorno a casa del padre, (Boris Karloff) partito in missione per eliminare un temibile vampiro della specie dei wurtalak, ovvero coloro che, una volta contagiati, finiscono per insidiare in particolare i parenti più prossimi, trasformando l'amore che li unisce in brama e sete di sangue.

Se il padre non ritorna entro mezzanotte, vuol dire che pure lui si è trasformato in un vampiro e per questo l'uomo impartì ai figli precise istruzioni di non farlo accedere alla casa. L'uomo fa ritorno un minuto dopo mezzanotte e, parendo di fattezze e comportamenti normali, i figli lo fanno accedere. sarà l'inizio della fine per quella sventurata famiglia, e pure per il sfortunato ma altruista viandante Vladimir.

Al termine della vicenda la storia lascia spazio allo svelamento di qualche trucco che, come per magia, spiana nel cinema ostacoli altrimenti inaffrontabili in altre circostanze ed arti figurative.

Ne La goccia d'acqua, tratta da un racconto di Cechov, il furto di un anello ai danni di una defunta che si rivelerà una medium, morta ostentando una smorfia di terrore che le disegna tratti innaturali ed angoscianti, finisce per arrecare seri problemi alla spregiudicata ragazza di nome Helen Chester (Jacqueline Pierreux), addetta alla vestizione dei cadaveri.

Il furto esporrà la ladra a visioni inquietanti che la porteranno a fare la medesima fine della medium, subendo essa stessa il furto di quella preziosa reliquia, e perpetrando su altri la medesima, efferata condanna.

Nonostante l'impegno e la sfaccettatura rappresentata da episodi differenti per stile ed ambientazione, il film, tutto incentrato sugli effetti e le conseguenze di un sentimento difficile da controllare come quello della paura, non ebbe il successo del precedente horror in costume La maschera del demonio, del quale tuttavia, almeno nell'episodio centrale, riprende la cupezza del contesto storico e le atmosfere gotiche ed oscure che caratterizzano le location. Resta tuttavia un importante tassello all'interno dell'opera di uno dei maestri assoluti del brivido made in Italy, che in questa occasione si firma con lo pseudonimo internazionale di John Old.

 

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