Regia di Mario Bava vedi scheda film
"Signore e signori, io sono Boris Karloff e sono qui per presentarvi tre brevi racconti del terrore e del soprannaturale. Spero che non siate venuti al cinema da soli; come vi renderete conto vedendo questo film, gli spiriti, i vampiri...sono presenti ovunque. Forse ora ce n'è uno seduto accanto a voi!".
Così il grande Boris Karloff, su rocce viola e sfondo bluastro, introduce I tre volti della paura, horror di Mario Bava del 1963, uscito all'estero col titolo Black Sabbath e tanto basta per capire che a "qualcuno" fu di gradita ispirazione.
Il film consta di tre episodi separati per un totale di un'ora e mezzo di grande lezione di cinema dell'orrore da parte di un regista ingiustamente considerato in patria solo come un mestierante:
- nella prima parte, "Il telefono", un'ex-prostituta è bersagliata da minacciose telefonate di un individuo che sembra la stia addirittura spiando (anticipando, in questo, il fantastico inizio di Scream di Wes Craven, anche quello un capolavoro di tensione) e sospetta si tratti del suo vecchio amante, appena evaso. Perciò, chiama un'amica/nemica/amante a proteggerla...
- "I Wurdulak" è l'episodio più lungo, più gotico e probabilmente più affascinante, grazie alla presenza di Karloff. "Wurdulak" è il termine con cui la leggenda russa designa i vampiri; essi tornano in vita per bere il sangue di coloro che hanno amato in vita e possono essere fermati solo con un colpo di spada nel cuore, se non si vuole diventare a propria volta un wurdalak con un morso al collo.
E proprio la notte in cui un cavaliere trova accoglienza fino al mattino successivo in una casa sperduta nella nebbia, il pater familias fa ritorno dai figli e dal nipotino piccolo un po' cambiato...
- "Goccia d'acqua", l'ultimo racconto, il più breve ma anche il più ricco di tensione, ha come protagonista un'infermiera chiamata a mettere l'ultimo vestito ad una medium appena morta con un ghigno sul volto a dir poco inquietante. Fregarle l'anello dal dito è sì un gioco da ragazzi, ma anche un'azione raramente consigliata, a meno che non si voglia rapidamente impazzire fra ronzii di mosconi e sgocciolìi d'acqua...
C'è fondamentalmente poco da dire e molto da vedere: I tre volti della paura vede un Mario Bava in spendida forma per ogni inquadratura, a costruire un horror di purissimo svago esemplare, che appassiona, spaventa e diverte, in particolare con il geniale saluto finale agli spettatori concesso a Karloff.
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