Regia di Mario Bava vedi scheda film
Tre frammenti del gotico italiano e tre lezioni di regia. Con il primo - “Il telefono”- Bava si fa moderno cantastorie, con una storia fredda, pungente che circoscrive lo spazio e il tempo dell’ossessione persecutoria. “I Wurdalak” invece punta la sua carica terrifica tra le ramificazioni di vecchie leggende e maledizioni millenarie. Con “La goccia d’acqua “, il migliore della trilogia, la decadente dimora di un’anziana signora deceduta prende vita, e con essa un intrecciarsi di spiriti e anime inquiete da far gelare il sangue. Stilisticamente, poi, ha ancora molto da insegnare.
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