Regia di Marco van Geffen vedi scheda film
Raccontare con un film la più tragica delle banalità (o la più banale delle tragedie qual è la morte, elevata all’ennesima potenza quando si tratta della morte di un figlio appena nato) è cosa non facile: scadere nel già visto/raccontato è il rischio maggiore. Ma i due (coraggiosi) co-registi di “In Your Name” ci provano lo stesso, a mio avviso con discreto successo. A parte l’indovinare la location (forse fin qui era facile: una bella coppia giovane della società borghese addormentata nei suoi agi e nella ormai desueta convinzione dei propri “diritti acquisiti”) e scegliere due ottimi attori protagonisti, incorniciandoli ognuno nella sua dimensione emotiva intelligentemente giustapposta, inseriscono alcune scene altamente toccanti, girate con maestria, e che da sole potrebbero esprimere tutto il peso specifico dell’opera: penso alle due scene poste consecutivamente del grido straziante di un’ambulanza in successione alla delicatezza di una ninna nanna di un carillon, o la magistrale, lunga ripresa dall’alto dell’amplesso amoroso dei due, collocata nei giorni immediatamente successivi alla tragedia, scena d’amore e guerra, desiderio e rifiuto, di paura e contemporaneamente di necessità dolorosa, sintesi eccellente di tutto il senso della storia.
“In Your Name” può quindi contare su un carattere e su un valore tutti propri anche se si muove su un terreno comune e consueto.
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