Regia di Susanna Nicchiarelli vedi scheda film
Ci hanno creduto. Le donne hanno a lungo continuato a vedere, in quel vincolo, la risposta al senso stesso dell’esistenza, la prosecuzione inevitabile del’adolescenza trascorsa in famiglia, l’unica possibile salvezza da una sterile e pericolosa solitudine. Non bisogna andare dietro di molte generazioni per incontrare una condizione femminile articolata nelle due sole alternative di moglie/madre e zitella, e nella quale la rispettabilità era saldamente ancorata a rigide convenzioni sociali, a regole che lasciavano davvero poco spazio alle iniziative individuali. Ma le spose di quarant’anni fa, ad un certo punto, ci hanno ripensato. L’evoluzione dei costumi e delle coscienze le ha rese capaci di decidere per sé, in piena autonomia. Ci sono state le conquiste del movimento di emancipazione, l’introduzione del controllo delle nascite, e, non da ultimo, la legge sul divorzio. Questo docufilm ripercorre rapidamente il cammino che, nel giro di pochi decenni, ha rivoluzionato il concetto di famiglia, aprendo la strada ad un approccio critico ai sentimenti, ai legami affettivi, agli impegni assunti per la vita. Una volta si faceva così, seguendo la corrente, senza porsi alcuna domanda, magari senza rendersi conto della reale portata del grande passo. Oggi si effettua quella scelta ben più consapevolmente, secondo alcuni. Con maggiore superficialità, secondo altri. Per i primi, prevale, nella riflessione, il fatto di avere a disposizione varie possibilità, di non essere costretti a seguire le tradizioni, le pressioni della famiglia, le indicazioni della Chiesa. Per i secondi, la differenza fondamentale risiederebbe, oggi, nell’esistenza di una via di scampo, un’uscita di sicurezza nel caso in cui le cose dovessero andare diversamente da come auspicato. Entrambe le novità, naturalmente, hanno avuto un ruolo importante nei profondi mutamenti che, dal dopoguerra ad oggi, hanno interessato, nel nostro Paese, l’istituto del matrimonio e la sua percezione da parte della popolazione. Il mondo è certamente molto cambiato, da allora, se oggi ci fanno tanto sorridere le immagini di Amintore Fanfani che, da un palco ammantato di scudi crociati, lancia retorici anatemi contro i divorzisti. Forse è stato l’effetto di un progresso verso una concezione più illuminata e matura dei rapporti tra i sessi. O forse, viceversa, è la conseguenza di un puro e semplice ritorno alle origini, a quando la nostra specie, come molti altri mammiferi, viveva in tutta naturalezza la sua monogamia seriale. L’analisi condotta da Susanna Nicchiarelli tocca, in varia misura, gli aspetti psicologici, etologici, politici e giuridici della questione, in maniera non approfondita, ma comunque aperta e sincera, basata su realtà e testimonianze a portata di tutti. La polemica, pur stando in agguato dietro l’angolo, viene accuratamente evitata. Meno fortunato si rivela il tentativo di elevare i luoghi comuni a verità documentabili. E se nulla di nuovo brilla sotto il sole di questo piccolo manifesto della ritrovata libertà, resta comunque, come non trascurabile pregio, la capacità dell’autrice di far riecheggiare, nella sua opera, singolarmente o in maniera corale, la voce della gente. E di restituircela con quel tocco leggero che è la moderna versione della muliebre modestia del tempo che fu: l’espressione di un animo sensibile, sempre disposto a dispensare generosamente, in ogni direzione, il sacro beneficio del dubbio.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta