Regia di Giancarlo Soldi vedi scheda film
Curioso e singolare (ma poi nemmeno troppo, se vogliamo) il titolo di questo film in cui lo schivo Tiziano Sclavi (l'inventore di Dylan Dog tanto per intenderci) si concede allo sguardo di Giancarlo Soldi (il regista dell'opera) per raccontarci a suo modo qualcosa del suo essere uomo e artista.
Lo ha fatto evidentemente perchè si fida di Soldi e sa di essere con lui in buone mani poichè conosce il fattivo, positivo rapporto del regista col mondo dei fumetti che è stato spesso al centro dei suoi documentari (per inciso, Soldi aveva già realizzato nel 1992 un lungometraggio - "Nero" - traducendo in immagini proprio un romanzo di Sclavi coinvolgendo nell'impresa persino un Hugo Pratt in veste d'attore e ne era uscito fuori un thriller piuttosto surreale assolutamente aderente anche come forma alla particolare prosa dello scrittore).
Il fumetto tout court è dunque predominante (nello spirito e nel senso) anche in "Nessun siamo perfetti" senza però mai prevaricare tutto il resto. Soldi sa infatti articolare molto bene (anche drammaturgicamente parlando) anche il contesto, che lo aiuta a mettere in luce proprio la ricercata invisibilità della persona Sclavi, e la sua difficoltà a portare sulle spalle il peso della sua - riconosciuta - poliedrica validità artistica, probabilmente imperfetta e non allineata (quasi aliena), ma proprio per questo ancor più affascinante (Sclavi, ormai sessantaduenne non deve infatti la sua fama solo a Dylan Dog, poichè ha sempre lavorato in parallelo coltivando altre passioni: autore di romanzi e canzoni, di storie mystery e horror , ma addirittura anche di libri per l'infanzia, e ancora per l'editore Bonelli creatore di alcune visionarie "strisce" di Zagor, Mister No, Ken Parker e Roy Mann) a cui va riconosciuto il pieno diritto di isolarsi e il pudore di non "mostrarsi" (negandosi persino a chi - fra il pubblico - lo stima e lo adora , e non solo quello che compone la folta schiera degli appassionati lettori dei fumetti) , che è poi il modo migliore per entrare già nel mito quando si è ancora in vita, piuttosto che dopo morti, esattamente come è accaduto ad altri nomi illustri come Greta Garbo, Salinger o il nostro Lucio Battisti, soltanto per citare quelli che sono emersi con più facilità e immediatezza dalla mia memoria.
Chi meglio di Soldi, insomma poichè nessuno come lui non solo ha la giusta aderenza emozionale alla materia e una stoffa da filmaker non convenzionale da mettere a disposizione del progetto, ma ha anche una conoscenza diretta maturata nel tempo, in un rapporto spesso vis-à-vis con lo scrittore, e possiede quindi ampio materiale per ricomporre il puzle, partendo dalle origini e rianimare così con partecipata complicità priva di sbandate, la complessa figura del "personaggio" Sclavi.
Ecco allora che il film viene inondato da brani di interviste più o meno recenti, ma soprattutto esclusive perchè capaci di sondare nell'intimo la persona e l'artista e di documentare alcune singolari confessioni che parlano di infanzia, della madre e della sua famiglia - moglie compresa , ma anche di toccanti testimonianze "prima" e "dopo " il successo, il tutto cadenzato da musiche e animazioni che procedono in parallelo al fulcro narrativo del documentario. Evocative sorprese insommma che provano a rendere percepibile per quanto difficile possa essere, proprio la ricercata invisibilità mediatica di un talento di siffatte dimensioni, addentrandosi nei tortuosu saliscendi psicologici e sussultori, sospesi fra incubi, gorghi e silenzi ancor più eloquenti delle parole, della sua esistenza.
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