Regia di Giancarlo Soldi vedi scheda film
Nel 1986 Frank Miller pubblica Il ritorno del Cavaliere oscuro, elaborazione (post)moderna del mito di Batman. Prefazione del britannico Alan Moore, che quasi contemporaneamente sta dando alle stampe Watchmen. A poche settimane di distanza esce il primo numero di Dylan Dog, L’alba dei morti viventi, ideato e scritto da Tiziano Sclavi, pavese dal grande talento scoperto da Grazia Nidasio. Fa bene il regista Giancarlo Soldi a rimarcare la coincidenza, perché in quei giorni l’arte in sequenze subisce un contraccolpo irreversibile. Il film racconta la parabola di Sclavi attraverso interviste allo sceneggiatore (è già un evento, data la sua proverbiale ritrosia a partecipare ad alcunché), con un raffinato lavoro di post produzione attraverso il quale si animano sullo schermo i deliri intimi più ricorrenti. Figlio di una severa insegnante che con scientifiche scadenze gli bruciava i fumetti, Sclavi crea l’indagatore dell’incubo dopo una gavetta formidabile. Sergio Bonelli gli dà la possibilità di sviluppare un fumetto horror che arriva a vendere un milione di copie: un record mondiale. Soldi ascolta i colleghi del protagonista e si aggira nei suoi luoghi oscuri, cercando di carpire il segreto di una intuizione che forse non esiste, o se c’è è destinato a rimanere tale. Sclavi, dopo 25 anni di psicoanalisi, dice che «non serve a niente». Forse è meglio così. Avesse funzionato, magari non sarebbe nato Dylan Dog.
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