Regia di Giancarlo Soldi vedi scheda film
Dylan Dog è una figura che appartiene, senza che vi possa essere alcun dubbio in merito, alla mitologia della mia generazione. Un fumetto che è riuscito a trascendere la dimensione della carta e delle nuvolette per diventare fenomeno di costume, una pubblicazione in cui la complessità delle storie era combinata con una sana dose di ironia.
Di conseguenza a figura di culto assurse anche il creatore del personaggio Tiziano Sclavi. Figura schiva, Sclavi diede l'impressione di non vivere benissimo la grande notorietà acquisita dopo anni di gavetta grazie alla figura dell'Indagatore dell'Incubo.
Di lui nel tempo si è parlato sempre meno, lo davano confinato in una villa del varesotto, come una sorta di Salinger del fumetto.
Ed ecco che riappare in un documentario diretto da Giancarlo Soldi, regista e fumettofilo di prim'ordine, la cui strada si incrociò con quella di Sclavi già nel 1992, quando diresse Nero, thriller surreale con Sergio Castellitto (e con, nientemeno che, Hugo Pratt nei panni di un commissario abbastanza sui generis), tratto proprio da un romanzo dello scrittore di Broni.
E allora diciamolo subito che questo Nessuno Siamo Perfetti è stato, per chi scrive, la più bella sorpresa del TFF2014.
Si può essere nostalgici, poetici, romantici creando un documentario basato su delle interviste? La risposta è positiva: si può eccome.
Nessuno siamo perfetti è il ritratto acuto di una persona che è stata travolta dal suo stesso talento, un creativo dalla inesauribile fantasia che non ha saputo far fronte a un successo che gli portava la stima e l'ammirazione di migliaia di persone.
Sclavi si racconta come non ha mai fatto prima, e parla senza pudori o reticenze della sua infanzia, del rapporto difficile con la madre, delle sue esperienze nel mondo del fumetto ancora giovanissimo. Alle sue parole si affiancano quelle di coloro che lo hanno conosciuto, che hanno lavorato con lui. Ognuno porta la sua testimonianza, vengono fuori tanti ritratti a comporre un mosaico elaborato, la rappresentazione di una figura atipica nel panorama culturale di casa nostra.
E tra le varie voci spicca quella divertita di Alfredo Castelli, altra mente del fumetto di casa nostra che si lascia andare alla battuta e ipotizza con angoscia una eventuale dipartita lo stesso giorno di Sclavi (“ne parleranno tutti i giornali, dedicandogli pagine, e alla fine mi dedicheranno un trafiletto: è scomparso oggi anche Alfredo Castelli il creatore di Martyn Mystère”).
Ma l'attenzione maggiore è, ovviamente, per le parole di Tiziano, soprattutto quando ci parla dei suoi fantasmi, di quei demoni interiori che lo hanno tormentato, e in qualche caso lo tormentano ancora.
E quando con una sincerità disarmante parla dei suoi problemi di alcolismo, un brivido attraversa la sala. La sensazione è quella di un amico che ci abbia voluto rivelare un tormentato segreto.
Forse intuibile leggendo bene la vita di Dylan Dog, ex alcolista che rifiutava di bere in maniera categorica. Forse è anche per questo, per la relazione diretta con la vita di Tiziano Sclavi, che la figura dell'Indagatore dell'Incubo aleggia come il convitato di pietra ma non compare mai, se non in maniera marginale.
Giancarlo Soldi merita un plauso a scena aperta per la capacità e la delicatezza con cui ha saputo maneggiare una materia tanto delicata come i ricordi altrui e il vissuto personale. Così come lo meritano le persone che hanno lavorato con lui, tra queste la produttrice, la sempre affascinante Stefania Casini.
Da sottolineare le splendide animazioni scelte per intervallare le testimonianze, disegni eterei, fluttuanti, che danno un rimando diretto al mondo dei sogni (e del resto che sono i fumetti se non letteratura per sognatori?) e la bellissima musica che accompagna il tutto.
Un documentario? No, un film intenso, delicato, commovente. Non perdetevelo, per nessuna ragione.
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