Regia di Wilma Labate vedi scheda film
Come novelli narratori del Decamerone, in fuga dalla piaga della modernità e dell’opinionismo facile, 12 allievi della scuola di scrittura Bottega Finzioni si rifugiano in un borgo di campagna, a Iano (Sasso Marconi). Lì fanno cerchio intorno a Jana, di professione prostituta con specializzazione dominatrice: 46 anni, due figli, una famiglia che, dopo un rancoroso silenzio, è scesa a patti col suo mestiere, un fidanzato spagnolo e clienti affezionati quanto basta da permetterle di guadagnare in due ore quanto prendeva in un mese come operaia metalmeccanica. Con registro pacato racconta i suoi alti e bassi, le umiliazioni e l’orgoglio, mentre i suoi selezionati interlocutori, introdotti da brevi autopresentazioni in odore di reality show per pubblico radical chic, affrontano i Temi: il corpo e la sua compravendita, l’indipendenza e la libertà, il desiderio e le convenzioni sociali. Molto preoccupati di come la macchina da presa di Wilma Labate possa farli apparire troppo conformisti, troppo banali, si impegnano a scovare le rispettive ovvietà, in un rialzo di brillantezza che sembra trasporre in cornice bucolica lo snocciolarsi di commenti su uno status di Facebook. Dove lo status è Jana, personaggio autentico ma circondato dall’artificiosa spontaneità degli aspiranti scrittori, che la regista incoraggia, intessendo piccoli, futili plot amorosi tra loro, informandoci sul loro destino con i cartelli a fine film, dando forma patinata alla loro vacuità.
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