Regia di Antonietta De Lillo vedi scheda film
Storia di un ex. Un ex fotografo, un ex padre, un ex marito. Un ex uomo di successo. Un ex uomo. Lo scrittore Luca Musella narra il suo vivere oltre, quando, molto più che le certezze, sono cadute le definizioni. Sono queste a creare la normalità, il nostro essere come una categoria riconosciuta nel mondo. Fatta di una professione, una collocazione affettiva, una posizione sociale, un’appartenenza nazionale. Quando le classificazioni, d’un tratto, non si applicano più, inizia la vita intesa come ricerca, effettuata istante dopo istante, di un modo per (r)esistere, per sostentare il corpo, l’anima, e soprattutto, il primario bisogno di quest’ultima, di percepire qualcosa intorno e davanti a sé. A volte ci si sente ridotti ad un ritratto in cornice: lo è forse anche Luca, inquadrato in primo piano sullo sfondo della sua modestissima abitazione milanese, ricavata in una vecchia casa di ringhiera, una costruzione occupata da un centro sociale. La sua quotidianità si nutre di una poesia formata dalle scorie spiaggiate di tante sensazioni, che nel vuoto dell’emarginazione diventano suoni potenti, importanti, decisi a riecheggiare fino a dare origine ad una strana melodia. La voce dei bassifondi sa farsi, al contempo, lieve ed imponente, quando racconta la vita vista dal di fuori, mentre ci si mantiene all’esterno della massa, e intanto si affonda nel vortice delle questioni centrali: cosa significa stare al mondo, com’è possibile rappresentare qualcosa per sé e per gli altri. Questo disorientamento è la manifestazione di una inusitata forma di libertà: quella di seguire i propri pensieri, anche i più azzardati ed assurdi, come se fossero gli unici, veri, autorevoli indicatori del cammino da intraprendere. O la libertà di attribuire alle parole dei miserabili il peso che spetta alle sentenze dei saggi. È così che la storia di ogni giorno diventa parlante e articolata come la pagina di un libro. L’esistenza osservata, studiata per essere capita e governata è l’oggetto di un’analisi che si esprime non con termini tecnici, ma nella lingua spontanea ed appassionata della voglia di scoprire nuove vie: quelle che si imboccano comunque, anche se si presentano lunghe ed accidentate, come venti chilometri da percorrere a piedi per andare al lavoro. Sono strade tortuose e sconosciute, ma si possono affrontare in volo, quando si è leggeri perché senza legami, non ancorati al suolo perché privi di massa. La testimonianza di Luca ha l’agile e confortante inconsistenza di una voce fuori campo, che si posa sulle cose solo per toccarle ed apprezzarne il valore, ma senza afferrarle con le mani, senza mai farsi carico del loro peso. Luca guarda noi, attraverso l’obiettivo che ne riprende l’immagine serena, luminosa benché affaticata dalla ricerca di una felicità nascosta, trovata nei recessi angusti della realtà dove si riesce ad entrare solo se si è nudi. Lì Luca ha portato con sé solamente la sua capacità di vedere attraverso la nebbia dell’apparenza, di cogliere l’essenza indistinta e mutevole che caratterizza le creazioni più semplici e belle, meno soggette alle regole vigenti (vedi le pornoverdure). A poco servono le idee: la fantasia è già lì, che ci aspetta a braccia aperte, non appena anche l’ultima illusione svanisce per sempre. E allora, andiamole incontro. Let’s go.
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