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I tre giorni del Condor

Regia di Sydney Pollack vedi scheda film

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La recensione su I tre giorni del Condor

di Antisistema
8 stelle

I Tre Giorni del Condor (1975) di Sidney Pollack ha avuto lungo seguito e culto tra i gruppi antisistema e chi non crede che il potere sia così genuino e retto come vuole apparire; inevitabile d'altronde tale culto vista la sua natura fortemente critica verso il potere e l'autorità. Che la CIA sia un'organizzazione poco trasparente e dedita al compimento di varie nefandezze sottobanco, credo sia cosa risaputa sin da quando agì di propria iniziativa nella fallimentare spedizione della Baia dei Porci a Cuba, senza neanche consultare il presidente. Da questa sinistra inquietudine, parte l'assunto del film che nella più grande democrazia del mondo all'insaputa della popolazione, la CIA abbia al suo interno un'organizzazione che agisce in modo del tutto autonomo e al di fuori di ogni regola, per perseguire dei non precisati interessi di sicurezza nazionale, dietro i quali vi sono sicuramente apparati industriali e di potere. Il nostro protagonista Turner (Robert Redford), nome in codice Condor, è un impiegato addetto alla lettura di libri e giornali di ogni parte del mondo per scoprire se vi sono contenuti che possono ledere la sicurezza degli USA. L'impiegato è un comune cittadino che ha fiducia nel potere costituito e sicuramente crede fermamente nella positività del suo compito, utile a difendere la democrazia dalle minacce esterne (comunista in primis); purtroppo nell'arco di tre giorni scoprirà che invece la realtà non solo non è quella che appare in superficie, ma come alla fine si ritrovi immerso in un'atmosfera di paranoica, derivata dal fatto che non sa' chi vuole ucciderlo e né le motivazioni. Il popolo vive nell'ignoranza totale, immerso in una sorta di Matrix, solo che stavolta questo mondo risulta essere reale.

 

Robert Redford

I tre giorni del Condor (1975): Robert Redford

  

Sicuramente una persona comune , innanzi ad un individuo che mette in discussione tutti i valori di libertà e trasparenza posti alla base degli USA, non potrà far altro che rigettare con orrore tale realtà dei fatti, come fa' inizialmente Kathy (Faye Dunaway). Il limite forse sta nel fatto che I Tre Giorni del Condor è un B-movie portato ad un livello elevato, con un'ottima regia certo, ma alla fine ci troviamo pur sempre innanzi alla “costruzione” di una messa in scena di un qualcosa di vero, e proprio come “costruzione” verrà percepita dallo spettatore, quando invece in tutta probabilità la realtà stessa è ancora peggiore. Quello che gli manca è una consapevolezza ideologica; poiché Redford non è un Gian Maria Volonté  che anche quando semina palesi e ovvie prove a suo sfavore, alla fine sarà sempre coperto dalle autorità perché è parte del sistema. Robert Redford in effetti è un attore classico che ricorda Gregory Peck, capace di incarnare il meglio della positività dei valori americani, seppur ovviamente sia aggiornato ai difficili e contestatari anni 70’, grazie a fattezze “più comuni", permettendo così un'identificazione più marcata con lo spettatore.

 

Faye Dunaway, Cliff Robertson

I tre giorni del Condor (1975): Faye Dunaway, Cliff Robertson

  

Redford unisce la vecchia Hollywood con la nuova; una figura problematica disincantata, che innanzi al pessimismo e alla contestazione del periodo, invece di rifugiarsi nel nichilismo, sceglie la strada della lotta credendo in una possibilità di cambiamento. Nel suo voler combattere c'è però anche una sorta di ingenuità che sarà destinata a sparire del tutto, tanto che alla fine risulterà una mera immagine che cerca di ritirarsi nell'anonima folla di persone mescolandosi al flusso, sfuggendo allo sguardo di un'autorità irrimediabilmente deviata. La tanto criticata relazione d'amore tra Turner e Kathy, è una ricerca (momentanea) di calda intimità che esulta solo per una notte, dall'atmosfera di paranoia e terrore che qualcuno possa scendere da una macchina e seccarti all'istante (l'enigmatico Joubert, interpretato da Max Von Sydow). La scena di sesso è girata non solo con sentita passione, ma anche intervallata da un montaggio che mostra le fotografie vuote e desolate della fotografa, interpretata da una Dunaway nettamente lontana dalla Bonnie di Gangster Story (1967) di Arthur Penn, dimostrando di saper così gestire registri e toni diversi, confermandosi così nel decennio 1967-1976, la miglior attrice nel panorama americano insieme a Diane Keaton ed Ellen Burstyn, anche se purtroppo dopo Quinto Potere (1976) di Sydney Lumet, la sua filmografia ed interpretazioni subiranno un crollo verticale che prosegue tutt'oggi. I Tre Giorni del Condor, dimostra non solo di non essere invecchiato per nulla, ma è anche uno splendido esempio di qualità dei film della New Hollywood e soprattutto lo stato di forma di Sydney Pollack negli anni 70’, prima di smarrirsi in papponate melodrammatiche come La Mia Africa (1985) e orribili remake cone Sabrina (1995).

  

Robert Redford

I tre giorni del Condor (1975): Robert Redford

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