Regia di Francesco Rosi vedi scheda film
In occasione del funerale della madre, tre fratelli si ritrovano dopo molto tempo presso la casa avita dove dimora il padre novantenne (Vanel). Il maggiore (Noiret) è un magistrato entrato nel mirino delle BR e che vive a Roma; il secondo (Placido) è un operaio trasferitosi a malincuore al Nord, impegolato nei postumi di un tradimento della moglie (Crippa); il più giovane (Mezzogiorno) fa l'educatore in un carcere minorile partenopeo. Per i tre è l'occasione per fare un bilancio esistenziale.
Ribadendo una sua personale tradizione interamente dedicata al meridionalismo, con Tre fratelli Rosi firma una delle sue opere più incerte e sofferte, in equilibrio precario tra stili narrativi (c'è persino un breve scorcio in chiave musical), sottotrame abbozzate, sequenze oniriche e simbolismi opachi. Ma del film rimane, a distanza di tempo, la capacità di registrare l'impronta del passaggio cruciale di un'epoca stretta tra la morsa del terrorismo e le emergenti spinte edonistiche.
Presenza quasi invisibile di un allora giovanissimo Sergio Castellitto nel ruolo di un terrorista.
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