Regia di Francesco Rosi vedi scheda film
Ritratto di famiglia che vuole indagare su una società in decadenza; Rosi 'saccheggia' (chiaramente citando) dal racconto breve Il terzo figlio di Platonov (prima metà del Novecento) per mettere in scena uno scontro ideologico nell'Italia appena uscita dagli anni '70, piena di dubbi e di rimorsi. Particolarmente ficcante è quindi il rapporto fra i fratelli interpretati da Placido e Noiret, ovvero l'operaio (seccato, quasi disgustato dalla sua stessa vita) ed il giudice (che cerca di ragionare con lui sul concetto di violenza, ma a quanto pare invano); da questo punto di vista il film vive un po' troppo di didascalismo e forse può anche facilmente stancare, poichè lo sguardo di Rosi è sì acuto, ma non arriva sostanzialmente a spiegare nulla: la tensione, la paura, la famiglia che si disperde, tutti concetti che nel 1981 virano ormai al risaputo. Sceneggiatura di Guerra e dello stesso regista, ottimo il tris di protagonisti, ma manca qualcosa che impressioni, che lasci il segno. 5,5/10.
Tre fratelli tornano al paese nativo per i funerali della vecchia madre. Sono un giudice, un operaio ed un terzo che lavora in carcere. Le differenze sociali e perfino umane e morali sono ormai ampie, lo scontro si fa da subito vivo.
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