Regia di Babak Najafi vedi scheda film
Sopravvivere a chi vorrebbe impedirgli di tornare dalla propria famiglia e ancora, vendicarsi dei terroristi che hanno appena ucciso quattro presidenti e stanno cercando di fare lo stesso con quello degli Stati Uniti in una Londra messa a ferro e fuoco dagli attentati organizzati da un venditore d’armi islamico. E’ questo lo scenario che fa da premessa alla seconda avventura dell’agente segreto Mike Banning (Gerard Butler) di nuovo al seguito dell'inquilino della Casa bianca con il compito di proteggerne l’incolumità. Una propensione che, a differenza del primo episodio, nel quale il protagonista recitava la parte della scheggia impazzita, riottoso a collaborare con un sistema in cui faticava a riconoscersi, questo "Attacco al potere 2" ci presenta rinnovata in direzione di una fedeltà agli ideali della madre patria e ai suoi massimi rappresentanti che supera qualsiasi forma di abnegazione. Ne è testimonianza non solo la scelta della sceneggiatura di mostrarci per la maggior parte del tempo Banning e il suo presidente (Aaron Eckart) tete a tete nella lotta contro il male ma anche l'affiatamento con cui i due la portano avanti, così rodato e vicendevole da far invidia a una coppia di ferro come Batman e Robin.
Diretto dalla new entry Babak Najafi che sostituisce il più esperto Antoine Fuqua con una regia attenta a rispettare il target del prodotto e dunque, aggiungiamo noi, a replicare senza sorprese l’estetica catastrofica e rutilante del film precedente, "Attacco al potere 2" si fa notare per il pragmatismo con cui, a fronte di un ritmo che non da tregua e che immerge lo spettatore in un tripudio di immagini ed eplosioni, riesce comunque a far passare in maniera inequivocabile una propaganda che, nel rimandare alla politica estera americana a cui la strategia d'azione del film si ispira, giustifica per bocca di uno dei suoi personaggi - il vicepresidente Trumbull interpretato dal veterano Morgan Freeman – i danni collaterali intesi come perdita di vittime innocenti. Un’abilità che non sposta di un millimetro l’efficacia del prodotto ma che è rivelatrice di un legame, quello tra Hollywood e le istituzioni governative, quanto mai organico e proposito.
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