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Tre donne

Regia di Robert Altman vedi scheda film

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La recensione su Tre donne

di cheftony
8 stelle

Chissà com'è essere gemelle?”

Eh?”

Gemelle! Dev'essere strano. Lo sapranno sempre chi sono delle due?”

 

Mildred Rose, soprannominata Pinky (Sissy Spacek), è una fragile ragazza che ha appena trovato lavoro in un centro di cure termali per anziani; ad introdurla al mestiere è la diafana Millie Lammoreaux (Shelley Duvall), poco apprezzata dalle colleghe ma immediatamente capace di carpire la totale fiducia della spaesata Pinky.

Vista la partenza della sua coinquilina, Millie ne cerca una nuova ed è proprio Pinky la soluzione al problema; le due ragazze si ritrovano dunque a convivere anche fuori dal lavoro, precisamente in una stanza del Purple Sage Apartments, gestito dal giullaresco stuntman Edgar (Robert Fortier) e da sua moglie Willie (Janice Rule), una taciturna pittrice e decoratrice, in dolce attesa di un bambino.

Nonostante le evidenti differenze caratteriali che intercorrono fra le due, Pinky e Millie cercano di fortificare la loro amicizia, fra ricette e seratine organizzate appositamente, ma il rapporto in verità non decolla: laddove Pinky è infantile e inadatta ad interagire, Millie si atteggia ad improbabile femme fatale, ricca di idiosincrasie e fissazioni che la rendono un'estranea ad ogni millantato conoscente e che minano la serenità della relazione con la nuova amica.

In seguito ad un “incidente”, l'interazione si fa confusa, all'insegna di un nuovo ordine psicologico in fase di costituzione. Willie, intanto, è silenziosamente vicina alle doglie…

 

 

Tutto nasce da un sogno non completamente decifrabile di Robert Altman: ebbene sì, uno dei registi di punta più lucidi e sardonici della New Hollywood lascia da parte la sua consueta ironia e si avventura, peraltro in maniera addirittura più profonda e drammatica di quanto abbia fatto nel thriller “Images”, in un terreno impervio. Forte è l'influenza, di fatto, di un'opera come “Persona” di Ingmar Bergman, non fosse altro per la centralità di due figure femminili forti, ambigue, frustrate.

Ma “3 Women” riesce comunque ad avere una sua originalità: ambientato in un deserto di una California raramente catturata in forma così arida e anonima, ha come protagoniste due ragazze texane, quindi due personaggi praticamente senza passato, in un divenire incerto, contrapposto e sovrapposto, complicato persino dal nome di battesimo condiviso (Mildred). A dare corpo alle due sono attrici (entrambe effettivamente texane) che, pur prive di una formazione “classica”, sono di un'abilità notevole: Sissy Spacek, reduce dal successo di “Carrie” di De Palma, si trasforma da ragazzina a donna con gran disinvoltura, mentre Shelley Duvall è sempre ben valorizzata dal suo mentore Altman, che riesce ad esaltarne anche i peculiari nei fisici. Non è da meno la decentrata interpretazione di Janice Rule, importante cavallo di ritorno nell'enigmatico finale. Nota di contorno: i murales, meravigliosa chiave figurativa dell'intero film, sono opera non sua, bensì di un certo Bodhi Wind, avvenente artista biondone di cui si sa ben poco, a parte la sua prematura dipartita per un investimento nel 1991.

È complicato dare un significato univoco a “3 Women”: la critica sociale è lasciata abbastanza sottotraccia e, per quanto penalizzi maschilismo e consumismo, non sfocia banalmente in un manifesto femminista. È palese come la fertilità sia un tema ricorrente: basti pensare a molti dialoghi (sulla pillola contraccettiva e sulla sensazione di essere rimaste incinte), al ruolo del personaggio di Willie, alle figure scimmiesche dipinte sul fondale della piscina con ventri protuberanti. Ma Altman mescola le carte con la sua narrazione diseguale, mentre la sua consueta e brillante regia rende tutto indefinito, ricalcando i giochi di riflessi con specchi e vetri di “Images” e aggiungendovi l'acqua come elemento dall'ambigua valenza. Alcuni stilemi propri del cinema horror contribuiscono a mantenere altissima la tensione, in particolar modo nella seconda parte del film e verso il finale, nel quale Altman imbastisce una sequenza onirica da urlo, dominata da immagini sovrapposte e da un sonoro raggelante.

3 Women” è film di interrogativi potente ma inafferrabile, da godersi assolutamente in lingua originale. Un altro notevole prodotto dell'aureo Altman degli anni '70.

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