Regia di Guillaume Nicloux vedi scheda film
La famigerata Valle della Morte in California è lo sfondo desolato e turistico delle bravure di Gérard Depardieu e Isabelle Huppert, uniche protagoniste e ragion d'essere di "Valley of Love" in cui i due leggendari attori (che in qualche modo interpretano loro stessi) se la vedono dura contro una sceneggiatura vuota e spuria.
L'idea di partenza poteva anche essere accattivante sulla carta, ma già dopo i primi minuti il film esaurisci le energie, il regista tira i remi in barca e lascia le redini ai due interpreti che se la cavano meglio che possono (quindi benissimo) e portano a casa a suon di piani fissi e semplici campi/controcampi un film davvero povero di mestiere e solo qualche desiderio escursionistico nelle zone mene esotiche della Death Valley. Il confronto con Antonioni è inevitabile, e chi si aspettava uno sguardo autoriale o quanto meno ragionato sulla location che non diventa mai (mai!) un protagonista degno di dare il titolo al film rimarrà certamente deluso.
Nient'altro da aggiungere. La sensazione è che cast e troupe si siano incontrati per caso in America e abbiano deciso da buoni cineasti di trascorrere una decina di giorni improvvisando un film senza nemmeno un canovaccio di riferimento. Quel genere di film che uno realizza per farlo vedere agli amici (dei buoni amici...) e che si salva ai nostri occhi solo per la presenza di Depardieu e Huppert.
La totale mancanza di tensione e il maldestro tentativo di sviluppare una dialettica tra fede e scetticismo non mi farà di certo fremere d'attesa per la prossima pellicola del regista, ma diciamo che nell'ambito di un festival il film di Guillaume Nicloux è risultato sopportabile.
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