Regia di Guillaume Nicloux vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 2015 - CONCORSO
In VALLEY OF LOVE, una ambientazione formidabile e unica, e due mostri sacri del cinema francese, costituiscono quanto basta per cucirvi attorno una storia intima e misteriosa di morti che scrivono ai vivi, inducendoli a cercarli tra la desolazione di un luogo affascinante e primitivo che pare un percorso espiativo sufficientemente coerente, seppure anche molto o troppo chic o esclusivo, per raggiungere la rivelazione.
Huppert & Depardieu sono i due mostri sacri coinvolti, una d'una magrezza quasi preoccupante, l'altro all'opposto gonfio oltre ogni aspettativa; una location d'eccezione: la Valle della Morte, nel deserto del Nevada, uno dei luoghi più caldi e suggestivi al mondo, già teatro di ambientazioni cinematografiche d'eccezione (Zabriskie Point di Antonioni su tutti).
Un figlio suicida fa in modo che una doppia lettera indirizzata ai genitori separati, entrambi attori famosi, sopraggiunga loro dopo sei mesi dalla morte e li inviti a recarsi un giorno prestabilito proprio nella Death Valley per avere la possibilità di rincontrare il suicida. Dubbi perplessità, rancori mai sopiti, ma soprattutto la speranza, inverosimile e assurda ma necessaria per potersi aggrappare ad uno spiraglio che riesca a lenire un dolore inaccettabile, fa in modo che i due trascorrano qualche giorno assieme tra il calore infermale di un luogo incredibile dalle atmosfere lunari e luciferine che si alternano ad una natura a tratti rigogliosa ed artificiale.
L'incontro in qualche modo ci sarà e lascerà ad entrambi le stigmate della speranza e dell'emozione di un abbraccio definitivo ma consolatorio e struggente.
Due attori “monstre” ed una location unica riescono a supplire le deficienze coscienti di una messa in scena che vuole mantenersi scarna ed essenziale. Il film riesce a toccare le corde dell'emozione nel suo epilogo mistico e blasfemo da di grande impatto.
Depardieu è immenso soprattutto fisicamente ma è interessante e curioso, forse sin tenero considerare come ciò non costituisca affatto un problema dell'attore che si concede in tutta la sua pingue debordante fisionomia sudando ed ansimando veramente. Il dolore di un padre che perde il figlio tra l'altro, è una tragica sensazione che l'attore ahimé conosce sin troppo bene e nel vederlo stanco ed accalorato, prima scettico poi emozionato dopo il tocco magico subito a seguito dell'incontro, non può non lasciarci qualcosa dentro, La Huppert è isterica ma più contenuta del solito e la sua sofferenza di madre devastata dal dolore ma anche capricciosa e volubile appare coerente e credibile, sin toccante.
Nicloux dirige per sottrazione e la sfida risulta forse un po' manierata, costruita a tavolino, ma di sicuro impatto scenico ed emotivo, addirittura a tratti intrigante e ansiogena; ancor più se lo spettatore, come nel mio caso, ha avuto modo di visitare quei luoghi straordinari e scenografici, quasi lunari o comunque alieni.
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