Regia di Peter Sollett vedi scheda film
Per vedere questo bel film ho dovuto superare certi miei pregiudizi. Che non sono quelli che chiunque conosce la materia della storia in questione potrebbe ipotizzare. Si tratta di una vicenda che attiene all'amore infinito che travolge reciprocamente le vite di due donne, ma il problema -come accennavo- non è questo, che -grazie a dio- non nutro certi pregiudizi. Esiste una categoria filmica che i critici definiscono "cancer movies" verso la quale provo un fortissimo disagio. Sono quei film che raccontano il calvario di chi viene colpito da un cancro. Ebbene, io evito con cura questo genere di film. Perchè non sono attrezzato umanamente per sostenerne il peso, il carico di dolore e di disagio. Tralasciando poi l'aspetto pietistico d'effetto perchè l'elemento di ricatto sentimentale è sempre dietro l'angolo. Per una volta ho osato sfidare i miei limiti e ho accettato il confronto con uno di questi drammi. E se ho fatto questa rara scelta è solo perchè ero curioso di verificare il confronto con due attrici che adoro e che quasi mai mi hanno dleuso, ma di loro due parlerò nel dettaglio fra poco. Si tratta di una storia accaduta davvero nel News Jersey pochissimi anni or sono. E il titolo del film (Freeheld) coincide col nome attribuito tecnicamente ai funzionari di quella contea americana. Il film prende le mosse da una situazione action-thriller (poliziotti che stanano una banda di spacciatori) che viene presto abbandonata per far luogo ad una appassionata storia d'amore omosessuale scoccata tra un'agente di polizia di mezza età e una giovane proletaria di professione meccanica d'auto. E' un amore puro, sincero e incondizionato. Che -va da sè- deve sfidare le regole comuni della morale di una comunità americana al tempo stesso moderna ma anche portatrice di ampie sacche di retaggi conservatori. Ma le due protagoniste vanno avanti imperterrite nel costruirsi il loro futuro, superando qualche prevedibil incidente di percorso causato dal perdurare di qualche pregiudizio. In nome dell'amore, insomma, si supera ogni ostacolo. Le due -dopo la fase iniziale di un breve corteggiamento reciproco- cedono alla passione e vanno a convivere in una nuova casa, dove prevedono di vivere da famiglia normale. Finchè non irrompe nelle loro vite un dramma improvviso. Laurel (la poliziotta) scopre di avere un tumore ad un polmone ad uno stato avanzato incurabile. Ovvio il calvario tragico che ne consegue. Ed ovvia una vicenda colma di tenerezza e di forza di volontà. E qui si attraversa una strada pericolosa dal punto di vista cinematografico. Infatti per qualche istante (poteva andare molto peggio!!) il film viene lambito dal rischio di un aspetto ricattatorio che sortisce infatti un effetto inevitabile, quello della commozione (ho pianto anch'io come volevasi dimostrare e sfido chiunque a non cedere di fronte a tanto dolore), eppure sono momenti brevi, quasi sempre sorretti da un fortissimo senso di dignità. Quella dignità che non ha mai abbandonato (intendo nella vita reale delle due donne) le nostre due splendide protagoniste. Ma c'è un aspetto che prevale (fortunatamente!) sul lato dell'evoluzione negativa della malattia, ed è l'aspetto legale. Sappiamo tutti quali gravi distorsioni negative caratterizzino il sitema sanitario americano (la faccia più brutta del capitalismo). E qui si parla nello specifico dell'aspetto pensionistico. Perchè, com'è facile prevedere, la Legge tratta una coppia dello stesso sesso non alla pari come le coppie di sesso diverso. E dunque la giovane Stacie avrebbe dovuto subire l'umiliazione di essere esclusa dai benefici pensionistico-legali successivi alla probabile morte di Laurel. Ed è questo il cuore della vicenda raccontata nel film con qualche tono da legal thriller. Una battaglia civile accorata e dolorosa che parte con smaccate e umilianti sconfitte; assistiamo infatti al dilagare (tra funzionari di polizia colleghi di Laurel e tra i pezzi grossi della contea) di un tremendo cinismo misto a peloso pietismo e a bigotto conservatorismo, ciò che induce a rifiutare ogni beneficio legale a Stacie, ma grazie ad un attivista gay (che nel film non viene però risparmiato da critiche di eccessiva politicizzazione) che muove un poderosa campagna d'opinione in favore di Laurel e grazie alla profonda amicizia di un poliziotto di lei collega, alla fine (non è uno spoiler, i fatti sono prima nella cronaca e poi già nella storia) sarà il buon senso a trionfare. E da quel successo legale nacque un percorso che portò alla totale equiparazione dei matrimoni omosessuali rispetto a quelli etero. La tenerezza, il sentimento e l'intesa profondissima tra le due donne sono in realtà il fulcro della pellicola. Diciamo che posso comprendere chi accusa il film di un andamento prevedibile sotto molti aspetti, ma voglio far notare che è una storia VERA e quella nessuno può "addomesticarla" perchè i fatti sono quelli e che tutto si sia risolto con un trionfo (ancorchè faticosissimo) del Bene è solo una fortuna e non un buonismo di sceneggiatura, questo dev'esser molto chiaro. Al netto di qualche momento ad effetto cui accennavo, il regista realizza insomma un film di sentimenti molto toccante e solo assai lievemente ricattatorio. Anche l'aspetto dell'amore lesbico è trattato con infinita delicatezza. Parliamo dunque di due attrici straordinarie di cui già conoscevamo il valore. Ellen Page e Julianne Moore assolutamente perfette nelle rispettive caratterizzazioni (dialoghi e sceneggiatura ineccepibili). Ma chi esce da gigante dal cast del film sono le due prove eccezionali offerte dalle due clamorose interpretazioni di Michael Shannon (il poliziotto amico di Laurel) e Steve Carell (un sorprendente attivista gay ebreo). Quest'ultimo in particolare dopo la superba prova offerta in "Foxcatcher" pare non voglia fermarsi più nella sua crescita artistica. Un buon film, che però ha avuto scarsa visibilità. ma lo si può ancora recuperare in qualche sala (fate presto, che temo prima il terribile Hunger Games e poi l'epocale Star Wars cancellino tutto l'esistente.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta