Regia di Jonathan Demme vedi scheda film
Linda Brummel alias Ricki Rendazzo è una mancata rockstar che tira a campare in California, di giorno facendo la commessa in un supermercato e di sera esibendosi con la sua band in locali scalcinati; ma a Indianapolis ha lasciato una famiglia benestante e integrata, che la richiama per un’emergenza. Demme si congeda dal cinema guardando al passato senza neanche troppa malinconia: solo qualche rimpianto per scelte non ben ponderate, occasioni perdute, cose la cui mancanza comincia a farsi sentire con l’età. Il film, come Rachel sta per sposarsi, racconta il tentato reintegro di un corpo estraneo nel contesto familiare da cui si era staccato. Con la Streep protagonista c’era il rischio che venisse fuori un one woman show: invece no, ci sono anche bei personaggi di contorno come un marito (Kevin Kline in ottima forma) dalla vita ovattata ma con una bustina d’erba nel freezer per ogni evenienza, una figlia devastata dalla separazione, una seconda moglie un po’ perfettina e melliflua ma in fondo sincera. Niente recriminazioni, nessuno spirito di rivalsa: al contrario, la voglia di non lasciare conti in sospeso, di riconciliarsi con il mondo, di andarsene via senza pesi. C’è un tocco di saggezza che definirei altmaniana: non solo perché la Streep sembra la versione più sfatta del suo personaggio di Radio America, ma anche perché la sequenza finale del banchetto di nozze ha la stessa tenera follia di quella de Il dottor T e le donne. Ciao, Jonathan, e grazie di tutto.
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