Regia di Jonathan Demme vedi scheda film
Si sa ormai da un po' che dell'artista come del maiale non si butta via niente. Dalla merda d'artista al making of della merda d'artista agli anni della decadenza psicofisica di cui son ghiotti gli impietosi reality. La parte con cui è stato cucinato DOVE ERAVAMO RIMASTI è l'hobby principale di Jonathan Demme e Meryl Streep, la loro passione per la musica. Passione certo forte e che trapela dalle eccellenti performance "live" presenti nel film, ma passione che dà anche l'impressione in questo caso di essersi rubata la loro voglia di fare cinema.
Il film sulla carta sembrava dare ampie garanzie di essere in buone mani. Demme ha in curriculum diversi video e documentari musicali, tra cui l'acclamato STOP MAKING SENSE sui Talking Heads e i più recenti lavori su e con Neil Young (e di prossima uscita un film-concerto su Justin Timberlake). La Streep, oltre ad essere l'attrice che sappiamo, ha già dato buona prova delle sue doti canore in molte pellicole (e non parlo solo dei più noti MAMMA MIA! e RADIO AMERICA, ma anche di HEARTBURN, IRONWEED, LA MORTE TI FA BELLA, CARTOLINE DALL'INFERNO, INTO THE WOODS).
Allora cos'è andato storto? Innanzitutto la sceneggiatura di Diablo Cody (che ormai ha esaurito il credito accumulato col brillante script di JUNO) è incredibilmente prevedibile, impalpabile e innocua. La madre stramba che torna a casa dai figli borghesi e dall'ex marito borghesissimo, ha un accenno di ritorno di fiamma col suddetto e poi riconquista tutti con la sua energia, il suo amore incondizionato e la sua capacità di far ballare le platee è un soggetto poco interessante e molto poco rock. Dovevano tenerselo da parte per un eventuale "Mamma mia! 2" (forse è quello il senso del titolo italiano DOVE ERAVAMO RIMASTI...a Meryl che canta, balla e salta sulla musica satanica degli Abba). A parte qualche stoccata acida nei bisticci tra Ricki e la figlia (resa piuttosto bene dalla vera figla di Meryl Streep) per il resto il livello di scrittura è da sitcom edificante ed ottimista. Siamo molto lontani sia dall'anticonformismo vivace di JUNO che dall'intensità sofferta di RACHEL STA PER SPOSARSI di Demme. Io, poi, sarei anche un tantino curioso di sapere come si sono conosciuti e innamorati due tipi così diversi come Ricki e l'ex marito interpretato da Kevin Kline. Nel senso che qualche flashback avrebbe dato un po' più di sostanza alla storia e fornito spunti divertenti. E questi figli così rancorosi verso una madre che non sembra per nulla anaffettiva, egoista e alla deriva? Come ci siamo arrivati? Non riesco a immaginare l'evoluzione di questi rapporti e non mi si può raccontare solo a parole che lei era lontana, inseguiva il suo sogno (espressione che io vorrei bandita per sempre da ogni cosa che non sia un talent show) e si è persa i saggi scolastici dei figli. Scorciatoie. Tutte scorciatoie per passare da una canzone all'altra.
Forse l'errore di fondo sta proprio nel modo di intendere il rock che qui sembra molto da e per dilettanti salottieri che parlano solo di aspirazioni e passioni ma non contemplano l'urgenza, la rabbia, l'insofferenza e il lato oscuro del percorso creativo (che al femminile sarebbero stati molto interessanti da esplorare). A conti fatti Ricki è rock solo perché suona il rock, veste rock ed è un po' svaporata, ma non svaporata da abuso di droghe come Ozzy Osbourne, più svaporata da abuso di sogni ad occhi aperti. E francamente non credo che basti.
Nelle interviste Demme non fa che spendersi in commenti entusiastici sulla voce di Meryl, sulla sua dedizione da rocker vera che l'ha portata a farsi sanguinare le dita (come succede ai pivelli che non hanno ancora i calli... ), sulla gioia e la fortuna di poter costruire il suo supergruppo e sul fatto che ogni singolo brano è stato ripreso "live", nessuna sovraincisione. Tutto bello ed encomiabile ma se l'unica cosa che gli interessava era la musica poteva prendere il suo supergruppo e portarlo in tour, filmandone i risvolti sulle loro vite, la difficile coesistenza e gli incidenti di percorso. Ne sarebbe uscito qualcosa di più sfizioso e originale.
Comunque sia la musica almeno è vera e piacevole e Meryl Streep (sorpresa!) è credibile anche come chitarrista. Come dicevo si sente l'impegno, la passione e l'energia che ruota attorno a quella che è la vera ragion d'essere di DOVE ERAVAMO RIMASTI (che non a caso in originale si intitola esplicitamente RICKI AND THE FLASH). Ci sono anche scelte musicali inattese, alcune "al limite"(Lady Gaga), un buon pezzo originale ("Cold one") e l'apice proprio nel finale con una gran versione di "My love will not let you down" di Bruce Springsteen, che stupisce per come riesca a strapparti un brivido venendo da una generale piattezza.
SCALETTA
1. Amercan girl - Tom Petty
2. Keep playing that rock & roll - Edgar Winter
3. Wooly bully - Sam the sham & the pharaohs
4. Drift away - Dobie Gray
5. Bad romance - Lady Gaga
6. Get the party started - Pink
7. Let's work together - Wilbert Harrison
8. I still haven't found what i'm looking for - U2
9. Cold one - J. Lewis e J. Rice
10. My love will not let you down - Bruce Springsteen
LA BAND
MERYL STREEP - voce, chitarra
RICK SPRINGFIELD - chitarra solista, backing vocals (Springfield è una buona scelta, porta anche un po' della sua storia di musicista irrisolto, mai preso veramente sul serio...com'è logico per un rocker che si dà alle soap opera, vedi alla voce "General Hospital" )
BERNIE WORRELL - tastiere (è nella Rock and Roll Hall of Fame; ha suonato con George Clinton e con i Talking Heads)
JOE VITALE - batteria (già con Crosby, Stills and Nash)
RICK ROSAS - basso (nell'ultimo decennio bassista per Neil Young; purtroppo passato a miglior vita due settimane dopo la fine delle riprese)
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