Regia di Jonathan Demme vedi scheda film
Ricki Rendazzo è stata, qualche lustro fa, qualcosa di travolgente:?per il marito che della sua musica è ancora innamorato, per l’industria discografica che l’ha masticata e sputata dopo un solo album. Ora ha sessant’anni, la sera si esibisce in una bettola per bevitori dal cuore d’oro e di giorno lavora come cassiera. Il marito fedifrago che spezza il cuore (e forse la sanità mentale) della sua unica figlia femmina la costringe a tornare, di malavoglia, al nido che abbandonò quando i suoi tre pargoli erano troppo piccoli per capire. E alla vecchia sé, Linda Brummel, come da passaporto. Giusto in tempo per essere invitata, fra sorrisi forzati, al matrimonio di uno dei due figli maschi, occasione di riscatto che rimescola le carte dei rancori e degli affetti. Meryl Streep, inarrivabile, si conferma capace di costruire tutto un mondo interiore di rimorsi e tenerezze, con meno del minimo indispensabile: qui le forniscono un set di treccine e uno script maldestro, e lei imbastisce uno spettacolo di sguardi, voce da rocker consumata, sensualità e volgarità. Diablo Cody confeziona un ritratto di donna abbozzato e approssimativo, in cui perfino gli spigoli (Ricki è fieramente repubblicana, anche un pizzico razzista e omofoba) risultano forzati. Demme non se ne cura, perché?dirige col cuore tutto sul palcoscenico, e le cover di Ricki/Meryl (da Bruce Springsteen a Lady Gaga!), col partner Rick Springfield (quasi nei panni di se stesso), sono memorabili.
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