Regia di Bruno Gaburro vedi scheda film
Fra le tante porcherie licenziate dal cinema nostrano negli anni '80 e primi '90, questo Abbronzatissimi non ha neppure un ruolo particolare: è solamente uno dei tanti aborti che la commedia italiana sfornava a ritmo impressionante. Il trucco è semplice: si comincia radunando un cast di comici 'da tormentone' (l'inguardabile Calà, Oppini, Di Francesco, anche Teocoli qui viene impiegato come insipida macchietta), molti dei quali di provenienza televisiva, li si mette alla caccia di qualche squinzia convocata ad hoc (la Parietti, la Grimaldi, e per i bocciofili c'è anche Sonia Grey) e si protrae inesorabilmente la trama fra battutelle a sfondo greve e gag da playboy pasticcioni per un centinaio di minuti circa. Uno squallore difficile a definirsi, firmato da Castellano & Pipolo, Stefano Sudriè e - per quanto riguarda il soggetto - Calà. Fra l'altro Abbronzatissimi è uno dei tanti film in cui quest'ultimo si crede un cantante e la pellicola è letteralmente funestata da una perserverante ricorrenza di brani popolari karaokizzati dallo stonato suddetto: se pensavate di vedere qualcosa di orribile, almeno non temevate pure di sentirlo. E invece. Fra gli altri interpreti anche Guido Nicheli, Renato Cecchetto, Enio Drovandi, Salvatore Marino. In alcuni casi la recitazione è a dir poco oltraggiosa nei confronti dello spettatore, e qui la Parietti docet: ma d'altronde era la compagna - fresca ex - di Oppini; nel sequel infatti ci sarà solo lui, due anni dopo. Una vera schifezza. 1/10.
Riviera romagnola. Fra i tanti turisti e turiste, durante le vacanze estive i tentativi di abbordaggio e le storielle si sprecano; ci sono anche un pianobarista fallito che tenta in ogni modo di far sua una donna sposata, due playboy da strapazzo che si fingono ricchissimi e vanno incontro a grossi guai, una ragazza che si innamora del dottore e lo presenta ai suoi: ma l'amato è nero e la cosa desta imbarazzo a casa.
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