Un documentario sul leader dei Motorhead: chi è veramente Lemmy Kilmister e come ha fatto a diventare una leggenda del rock and roll? I due registi lo chiedono a lui stesso e ad alcuni suoi fan di tutto rispetto: i Metallica, Dave Grohl, Billy Bob Thornton, Ozzy Osbourne e molti altri.
Due ore in compagnia di Lemmy: uno spasso assoluto per chiunque sappia di chi si sta parlando, e cioè sostanzialmente per chiunque ami il rock and roll. Perchè Lemmy Kilmister, fondatore dei Motorhead nella seconda metà degli anni Settanta e prima ancora componente dei semisconosciuti (ma non nel Regno Unito) Hawkind, è sinonimo di rock: sia dal punto di vista musicale - la sua evoluzione come compositore è pressochè nulla in 35 anni di carriera - che da quello dell'atteggiamento e dello stile di vita. Ribelle con una causa, si potrebbe dire: la causa delle sette note, appunto, del divertimento sfrenato e ironico che caratterizza tutti i pezzi, nessuno escluso, dei Motorhead. Un goliardico personaggio che però tutti prendono sul serio nell'ambiente (e non solo: anche per i milioni di fans in giro per il pianeta Lemmy è una leggenda vivente): lo dimostrano le interviste che Olliver e Orshoski effettuano a personaggi del calibro di Dave Grohl, Ozzy Osbourne, Alice Cooper, Slash, Dave Navarro, Steve Vai, Mike Inez e ad alcuni musicisti 'insospettabili', più ancora che Lars Frederiksen dei Rancid (in fondo lo stile dei Motorhead si rifà al metal quanto al punk) di certo ci si riferisce qui a Jarvis Cocker dei Pulp, altro impensabile entusiasta del Nostro. Ma ciò che costituisce la chicca per eccellenza di questo documentario è il viaggio all'interno di casa Kilmister, compresa un'escursione nella mitologica stanza dei cimeli nazisti; Lemmy, esperto di prim'ordine sulle due guerre mondiali, se ne mostra orgoglioso, prendendo subito le distanze dall'ideologia hitleriana. Con un personaggio simile, inutile dirlo a questo punto, due ore finiscono per sembrare troppo poche. 6,5/10.
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