Regia di Francis Lawrence vedi scheda film
Nel giungere alla fine della saga l’ultimo capitolo di “Hunger Games: il canto della rivolta – parte 2” era chiamato a un’impresa complicata perché il compito di chiudere le fila dei vari filoni narrativi sviluppati nell’arco della sua lunga storia era sorpassato dalla necessità di realizzare una conclusione che fosse all’altezza della sua fama e in particolare che riuscisse a riscattare l’opacità degli episodi precedenti, soprattutto l’ultimo ma anche il secondo, risultati ben al di sotto degli standard qualitativi raggiunti dal film che aveva aperto la serie. Si trattava in pratica di riparare al difetto di fabbrica connaturato a un modello produttivo preconfezionato, in cui il bisogno di diluire la storia attraverso un numero prestabilito di lungometraggi aveva la priorità rispetto a eventuali problemi di coerenza narrativa e soprattutto del rispetto dei canoni di genere, gli uni e gli altri costretti a subire l’empasse provocato dall’eccessiva estensione del minutaggio.
Di fronte a questi svantaggi il nuovo “Hunger Games” risponde cercando di accelerare le fila del discorso, arrivando alla resa dei conti e quindi al confronto tra la beniamina della rivoluzione Katniss Everdeen e il perfido governatore di Capitol City, il presidente Snow, tenendo ben deste le inquietudini sentimentali della sua eroina, sempre più divisa tra l’amore per Peeta, che dopo le torture subite dal perfido Snow fatica a ritrovare se stesso, e i sentimenti nei confronti di Gale, il compagno d'armi che nel frattempo si è innamorato di lei.
Quello che ne esce fuori è un film più adulto e meno propenso a dispensare quelle caratteristiche ludiche e spettacolari fornite a suo tempo dalla competizione relativa i giochi da cui il film prende il nome, sostituiti in questa fase da una dimensione della realtà più cupa e conflittuale, filmata da Francis Lawrence con un gigantismo apocalittico che, come sempre succede nelle vicende degli universi distopici, fa da preludio alla palingenesi finale. Jennifer Lawrence che del film è la vera star se la cava con intelligenza, facendo coincidere la propria crescità artistica e anagrafica a quella del suo personaggio, a cui dona una spessore e una consapevolezza in grado di dare senso all'espressione perennemente imbronciata assegnatagli dal copione. Per il resto "Hunger Games: il canto della rivolta - parte 2" è cinema d'azione con molta routine e qualche sequenza da ricordare: come quella dello scontro con gli Ibridi che se non fosse per le fattezze antropomorfe delle terribili creature semprerebbe prelevata da un classico della fantascienza come "Aliens" di James Cameron.
(icinemaniaci.blogspot.com)
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