Regia di Riccardo Freda vedi scheda film
Fine Ottocento, Francia. Un imprenditore vicino alla rovina riceve un grosso prestito grazie a un amico della sua amante; l'amico però viene assassinato e, scoperto l'intrigo economico, l'imprenditore finisce in galera. Ma è innocente e tace per non rivelare la sua scandalosa relazione extraconiugale. Dopo parecchi anni riesce a evadere e a scoprire il vero colpevole.
Messa in scena dignitosissima di un testo però piuttosto sterile (almeno nel 1966), Trappola per l'assassino è la trasposizione cinematografica di un'opera ottocentesca del francese Jules Mary, adattata per il grande schermo tramite una sceneggiatura firmata da Jean-Louis Bory con la collaborazione di Alberto Pifferi per la versione italiana. Sterile nel 1966, nel senso di poco significativa, ma certo interessante all'epoca della sua nascita: la storia è invecchiata rapidamente e, oltre mezzo secolo dopo, ha una morale decisamente conformista, risaputa e anche l'andamento della trama non ha alcunchè di sorprendente; la pellicola risulta così un romanzetto d'avventura con toni gialli, specie nella sua parte conclusiva, che presta il fianco innanzitutto per la sua mancanza di tensione (per tacere del finale artificioso). La sequenza in tribunale, nella parte centrale del film, è esemplare di tutto ciò. Coproduzione fra Italia e Francia con discreti mezzi e interpreti adeguati: Georges Geret, Jean-Pierre Marielle, Irene Papas, Jean Topart, Gabriele Tinti, Sabine Sun sono i nomi principali; Freda, regista di buone possibilità, ai tempi viaggiava alla rispettabile media di una o due pellicole all'anno, dedicandosi a lavori per lo più di puro intrattenimento, come questo. 3,5/10.
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