Regia di Atom Egoyan vedi scheda film
Con Christopher Plummer e Martin Landau diciamo che Atom Egoyan si è messo il ferro dietro la porta, perché i due attori sono jolly, le uniche cose che si salvano, nella mediocrità del suo ultimo film, Remember. La struttura di commedia a tratti divertente a tratti malinconica che lascia poi il posto al thriller pseudopsicologico drammatico è il metodo con cui Egoyan riesce gradualmente a procedere nella direzione di un appiattimento generale e sconsolante della regia e - di conseguenza - dell'interesse. E' infatti del tutto anonimo il tocco del regista armeno-canadese in quest'ultima fatica che percorre tutti gli stadi fondamentali del filmetto banale ed edificante: personaggi accomodanti, dialoghi poco arguti, toni simpatici da carineria alternati a costernati momenti di mestizia per le gravi continue amnesie da cui il protagonista, Zev, è spesso afflitto. Con l'aiuto dell'amico della casa di riposo Max, Zev intraprende da solo un viaggio alla ricerca dell'agente SS che ha sterminato la sua famiglia ad Auschwitz nei lontani anni del secondo conflitto mondiale, come in un ideale incontro fra Memento e This Must Be The Place. Se però del Sorrentino Remember ha solo la forma di anti-nazi-on-the-road, con Memento di Nolan ha in comune la riflessione sull'identità e sulla memoria, che a poco a poco viene fuori a seguito degli svariati intrighi e dei successivi avvenimenti che riempiono il lungometraggio. Infatti Zev è aiutato da una lettera scritta da Max che ad ogni risveglio gli ricorda chi era stato e cosa deve fare.
Intanto ad Egoyan non si può perdonare di avere scomodato un argomento pesante come il genocidio degli ebrei per una storiella tutta costruita per un finale a colpo di scena: è con questo pretesto che riesce a configurare prima la facile indignazione, poi il ricatto emotivo, e infine alcuni dei personaggi di contorno, sempre tra l'insignificante e l'esaltato (il personaggio di Dean Norris provoca purtroppo risate involontarie che si vorrebbero con tutto il cuore ammutolire). Inoltre, appare poco riuscito l'altro intento più spiccatamente autoriale del regista, capovolgere una situazione, un genere - un personaggio - con atto quasi sadico e oltraggioso nei confronti dello spettatore e del personaggio stesso. Ma in questo cosa c'è di diverso rispetto al più banale giallo di genere ben intrecciato e concepito?
Che poi magari Remember fosse ben intrecciato e concepito! L'idea del capovolgimento finale richiederebbe infatti una struttura narrativa ad orologeria che Egoyan non può garantire, considerando gli svariati buchi di sceneggiatura su cui non si può soprassedere, e che i sostenitori daranno come licenze poetiche - davvero troppo invadenti - per lo scopo più propriamente estetico-narrativo del film (semmai di estetico o cinematografico nel film ci fosse qualcosa di particolare). Zev ad ogni risveglio dall'amnesia ricorda la moglie ma non ricorda ciò che è avvenuto a partire dalla sua morte in poi - vedendo il finale, si capisce che tutto ciò è contraddittorio rispetto alla "scoperta della verità". Egli prende una scelta drastica nel finale come se potesse davvero arrivare a cotanta decisione su un qualcosa che ha nuovamente appreso solo mezz'ora prima, e su cui può avere solo in parte ponderato - quando si dice vivere di un illusione.. E come in tutti gli intrighi più perfetti o perfettamente macchinosi, come si può credere che, per il pianificatore, sarebbe andata davvero così? Come scommettere che si vedrà un asino volante.
Come si sarà capito, tutto il film rispetto al pessimo finale è ben poca cosa. Guardando quello si capiranno per bene i difetti del film.
Salvate, come già detto, le due performance attoriali di questi due giganti della recitazione, niente resta di Remember, niente che non si accodi al resto di opere più anonime e impersonali.
In concorso a Venezia 72.
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