Regia di Brad Peyton vedi scheda film
Un demone compromette nel fisico e nella psiche il futuro di un uomo particolarmente portato a combattere le malefiche maligne conseguenze dell'impalpabile creatura. L'horror può permettersi di riciclarsi, ma qui non si nota nulla che ci porti a pensare che ne valesse la pena, specie tenuto conto di alcuni capostipiti leggendari non comparabili.
L'incipit teso ed enigmatico ci introduce di petto nel cuore della problematica; ovvero della situazione che caratterizza il nostro singolare protagonista: Seth Ember, un quarantenne in sedia a rotelle dotato di poteri e sensibilità tali da inserirsi nella mente di persone sconvolte da situazioni o demoni che ne alterano la personalità, si prodiga a salvare un suo paziente all'interno del suo sogno ricorrente.
Capiamo ciò poco per volta, come poco per volta ci viene spiegato il motivo per cui il nostro uomo si trova in quella situazione fisica, e perché, dopo molte riluttanze, si convince a collaborare con il Vaticano nel tentare di salvare un bimbetto figlio di genitori in grave crisi sentimentale, letteralmente posseduto da un demone che Seth conosce molto bene.
Quando si gravita attorno a presenze demoniache è difficile dire ancora quacosa di nuovo, o di interessante, senza mai e poi mai pretendere qualcosa di minimamnte sensato.
Il film di Brad Peyton, regista tutt'altro che alle prime armi, ma dal curriculum decisamente improntato sul successo a tutti i costi a scapito di una qual minima traccia di qualità (chicche come Cani & gatt, Viaggio nell'isola misteriosa....), si concede tutti i cliché del caso: voci alterate, occhi neri, porte colorate a seconda dei gusti personali che si aprono a richiesta (troppo facile! troppa grazia!!) e quel senso del sacrificio quasi sadomaso del protagonista, motivato da un calvario personale che lo ritrova coinvolto assieme al caso di cui si sta occupando.
Un horror nobilitato da un cast che racchiude attori di serie A come l'ottimo (ma altrove) Aaron Eckhart, attorniato da nomi di un certo rilievo, tra cui si possono citare la verhoeviana Carice van Houten, la "piena di grazia" Catalina Moreno Sandino, senza dimenticarsi che il piccolo David Mazouz ha già un curriculum dii tutto rispetto, e forse è davvero il migliore di tutti.
E venendo al demone, di cui ci vengono ripetutamente mostrati gli effetti terrificanti e sadici sul fisico e la psiche delle sventurate vittime, ma di cui ci viene raccontato poco o nulla, né ci viene mai nemmeno vagamente rappresentato nei tratti evanescenti che si meriterebbe, nullo è il suo comportamento malefico, al confronto di quello sadico del costumista del film: non sono esperto né tantomeno appassionato di moda, ma costui, non ci è dato di sapere con quale approccio (humor, follia, genialità) veste protagonisti e personaggi di contorno con abbinamenti di colori, strisce (va pazzo per le righe!!!), ed altre stramberie davvero incredibili.
Aggiungasi una scenografia piuttosto piatta e scontata, dove nulla di nuovo si distingue o fa notare, ed ecco che Incarnate si rivela l'ennesimo horror di routine che, non si sa come o in virtù di quale calcolo, riesce a guadagnarsi l'uscita in sala, a scapito di ben altre pellicole di genere che invece, nonostante l'originalità e la qualità che le contraddistingue, rimangono appannaggio di visioni di fortuna o clandestine.
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