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Vicini all'ignoto

Regia di Mark Rosenberg vedi scheda film

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ShermanMcCoy

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La recensione su Vicini all'ignoto

di ShermanMcCoy
7 stelle

L'uomo, lo spazio profondo, la vita. Un elogio dell'essenzialità che dice tanto, se ci si apre all'ascolto delle emozioni

C'è l'uomo che vuole fare l'impresa. L'uomo che vuole conoscere. L'uomo che vuole sperimentare.

Il capitano William Stanaforth doveva andare lontano. Voleva andare.

E poi è andato.

Tante cose si vogliono conoscere, approfondire... ma ancora più bello è scoprire l'ignoto. Un pianeta come una vita. La nostra vita. Da soli lassù, nel veicolo spaziale.

Marte è lassù nel cielo, il capitano si prepara. Cosa lo spingerà a partire per il pianeta rosso?

La ricerca, fatta di coraggio e perseveranza, è una molla che scuote il comandante in attesa della chiamata.

Scoprirà un sistema per produrre acqua a partire dalla terra. Lo metterà al servizio di una causa, di un viaggio. Viaggio che si rivelerà irto di difficoltà.

Ti prepari al meglio che puoi, esamini tutto nei minimi particolari, ma non puoi immaginare né provare come sarà davvero lassù. Da solo. E se avrà ancora senso parlare di nome e cognome, e dell'immagine che per anni ti sei fatto di te. 

E' un film che richiede interesse per lo spazio, o per la tecnica, e ancora di più per l'indagine interiore.

Lo spazio come ignoto e misura dei propri limiti, in una missione solitaria dove l'attenzione ai dettagli è fondamentale.

E le procedure sono necessarie, per non perdersi tra mille cose. E per evitare di sbagliare.

Mark Strong rende bene la parte del capitano nella sua difficile missione.

Buona la fotografia e le inquadrature, con la regia che accompagna il protagonista mostrando rispetto per la sua condizione. Che non è quella di un eroe a stelle e strisce, ma qualcosa di meglio. Per gentile concessione di menti illuminate.

Una condizione angusta, difficile. Con tanti strumenti da usare e parametri da controllare che l'uomo può sembrare la rotella di un ingranaggio. Ma è molto di più, con i sentimenti, i dubbi, le paure. E il passaggio a un livello superiore di coscienza.

Il limite del film è lo spazio troppo piccolo dove si trova ad operare il capitano. La ripetitività delle operazioni, con gli aggeggi e gli strumenti che sono il suo pane quotidiano. E la mancanza di interazioni con altri essere umani, se non in brevi occasioni.

Se ciò non vi spaventa, o meglio ancora se pensate che uno scienziato possa essere non solo un mago di formule e tecnologia, ma abbia pure lo sguardo di un filosofo, o di un poeta... ma soprattutto di un uomo... , allora guardate questo film.

L'ascesi è lì, basta guardare bene. Dentro di sé.

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