Regia di David E. Durston vedi scheda film
Riuscito mix con svariati registri narrativi e un ritmo insolitamente sostenuto, senza cadute di tono, dall'inizio alla fine...
Un gruppo di satanisti rimane a piedi in un piccolo paesino mentre, sotto effetto di Lsd e altre droghe, semina il terrore tra le poche decine di residenti. In particolare la violenza perpetrata ai danni di un anziano locale, pure sottoposto suo malgrado a ingerire droga pesante, evoca il desiderio di vendetta da parte del piccolo nipote: dopo aver ucciso un cane idrofobo, il ragazzo inietta il sangue dell'animale nei pasticci di carne destinati al gruppo di lestofanti...
Dopo un incipit allucinato, caratterizzato da un rituale satanico e piuttosto tradizionale, La rabbia dei morti viventi sterza verso il thriller proponendo varie malefatte messe in atto dal gruppo di sadici satanisti. Ma il registro del film non è ancora definito e, infatti, da circa metà tempo in poi si trasforma in una specie di survival con un gruppo di persone infette alla caccia di vittime innocenti. Tecnicamente non si tratta qui di zombi (citati non solo nel titolo ma, almeno in un contesto, anche nel film) quanto di soggetti contagiati e resi aggressivi dalla malattia.
"Dall'esame del sangue risulta che quell'individuo è affetto da rabbia, o idrofobia se preferisce (...) è un'affezione che colpisce il sistema nervoso centrale di tutti gli animali carnivori ivi incluso l'uomo. Viene trasmessa per contatto e i sintomi appaiono quasi immediatamente anche se ciò varia entro certi margini...
(A proposito dei sintomi che provoca) in genere si tratta di sensazione di soffocamento, sudorazione, bava alla bocca, febbre altissima e una incontrollabile sete, accompagnata però dalla incapacità di inghiottire e da un terrore dell'acqua che rasenta il panico (...) è come se Satana si fosse impadronito del loro corpo: la mente ridotta al livello di un animale capace delle azioni più feroci. Il colore rosso eccita particolarmente il soggetto e il terrore dell'acqua e di qualsiasi liquido di colore chiaro produce una specie di spasmodico desiderio di carne cruda (...)
Quel gruppo di giovani è dedito alle droghe pesanti e questo associato alle terribili reazioni dovute alla rabbia può portare a complicazioni impensabili..."
Inutile dire che, a discapito della poca credibilità, il film diverte viaggiando spedito su binari di puro delirio in parte resi scorrevoli da testi pregiati (vedere la citazione sopra riportata) e in parte grazie ad una sceneggiatura che fa della sintesi un punto di forza. Infatti il film arriva giusto a 83 minuti ma riesce a farsi seguire senza distrazioni grazie al contenuto grindhouse (ovvero sex & violence) innestato su svariati registri narrativi (horror, eco vengeance, rape & revenge, splatter, ecc...). Significativa pure la colonna sonora, mentre il minimalismo della messa in scena lo apparenta ad uno dei migliori esemplari di exploitation diretti da Massaccesi (cose tipo Emanuelle e gli ultimi cannibali, per intenderci). Da segnalare inoltre anche l'alta dose di splatter, pur se in alcuni contesti sparsa con effetti speciali mediocri (su tutti: l'amputazione della mano e la decapitazione). Un punto a sfavore, invece, per la presenza di inutili scene con violenza su indifesi animali (topi, conigli, capre e galline): si potevano altamente evitare.
La rabbia dei morti viventi è disponibile in una bella edizione Dvd della Dynit (Minerva) che propone la director's cut senza alcun extra ma in una ottima, per definizione, versione video (peccato il 4:3) e una potente e nitida, nonché priva di disturbi, traccia italiana con doppiaggio originale d'epoca in dual mono (2.0).
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