Regia di Naomi Kawase vedi scheda film
Melodramma delicato e gentile, tratto dal romanzo omonimo di Durian Sukegawa. La trama è semplicissima. Un uomo taciturno gestisce un chiosco di dorayaki, una sorta di pancake giapponesi. Le cose vanno maluccio: la clientela è scarsa, i dorayaki sono un po’ “possi”. Insomma il giovane, di nome Sentaro, tira a campare come può trincerato in un cocciuto silenzio. Le cose cambiano con l’arrivo di una signora anziana, la signora Toku del titolo. Presenza discreta e ironica, entrerà pian piano, prima nel chiosco di Sentaro come semplice cliente, poi nella sua cucina come cuoca e infine nella sua vita.
Bel film, tutto centrato sui rapporti umani come vera propria occasione di rilancio nella vita. Il parallelo tra il gusto del cibo e il gusto della vita è un’idea già ampiamente sfruttata da mezzo cinema, per così dire, a tematica culinaria, ma è l’andamento del racconto, in questo caso, a convincere oltre a un’apprezzabile discrezione nell’approssimarsi al dolore e alla sofferenza. Già, perché per buona parte del film sia della signora Toku che di Sentaro si sa poco o nulla. Si percepisce tanta solitudine nelle vita di entrambi mentre colpisce la posizione umana di questa timida signora che, senza voler nulla, si mette a disposizione di Sentaro, gli dà consigli su come portare avanti meglio il suo chiosco, soprattutto condivide con lui le sue ricette. Insomma, l’idea è che a un certo punto della vita, nel momento di maggior crisi, ti arriva tra capo e collo una persona che ti vuol bene, si mette in gioco con te, condivide con te tutto a partire dalla propria storia di dolore e di mancanze.
Soprattutto, Kawase ci dice che c’è bisogno di qualcuno che ti guardi mentre il mondo non si accorge nemmeno che esisti. Guardi a te per quello che sei e potresti essere, e non per quello che hai combinato, che si accorga di te. È l’esperienza bella di amore totalizzante che vive Sentaro: l’uomo, nel rapporto con la signora Toku, comincia dapprima a tirar fuori la testa dal proprio guscio, per poi cominciare a parlare di sé fino a provare con commozione un sentimento di gratitudine per quello che viene immediatamente percepito come una posizione umana ricca, che permette uno sguardo sul mondo nuovo e carico di speranza. Come lasciano bene intendere i tanti splendidi scorci naturalisti che fanno da sfondo alla narrazione.
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