Regia di Naomi Kawase vedi scheda film
La ricetta della signora Toku (titolo originale An, che letteralmente significa "pasta di fagioli dolci") è un film giapponese del 2015, scritto e diretto da Naomi Kawase (si è occupata anche della fotografia; lei si è laureata in fotografia all'università di Osaka).
Kawase è tra le autrici più note del panorama nipponico ma scelleratamente ignorata dalle nostre parti; lei insieme a Kooreda ed Ichikawa (quest'ultimo prematuramente scomparso nel 2008 a 59 anni) ha fondato la sua poetica intorno al cosiddetto "quotidiano" o come scrive il professore Dario Tomasi: «Ichikawa, Koreeda e Kawase tra poetiche del quotidiano, fiction e documentario.».
Il film è stato scelto per aprire la sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2015.
Il cinema di Kawase è assolutamente omogeneo quindi il suo timbro stilistico e contenutistico è facilmente riconoscibile a partire da una predilezione dell'ambiente con paesaggi naturalistici, utilizzati sia come componenti estetiche (svariati campi totali che sembrano delle magnifiche opere pittoriche) sia come entità drammatiche:
«credo che l'immagine non debba essere l'unica cosa visibile sullo schermo, perché dietro ad essa ci sono tanti altri mondi da vedere, é per questo che con il mio cinema cerco di andare oltre l'inquadratura, dietro e a lato di essa. Cerco semplicemente di inquadrare i sentimenti che si nascondono dietro ad ogni immagine».
Il suo è un cinema di sentimenti senza però cadere nel banale e scontato romanticismo da telenovela, il tutto unito da uno sguardo al sociale che si amalgama ad un'altra componete tipica del cinema di Kawase: la dimensione autobiografica.
L'anziana Tokue (prova sublime di Kirin Kiki, apprezzatissima in Giappone) a causa di una brutta malattia, fin da giovane è stata isolata dalla società e la famiglia è stata costretta a portarla/lasciarla in un sanatorio lontano dal centro abitato, qui è chiaro il rimando all'autrice abbandonata dai genitori in tenerà età.
Oltre all'anziana donna troviamo altri due protagonisti meritevoli d'attenzione; il solitario Santoro (Nasatoshi Nagase) e la giovanissima madisillusa Wakana (Kyara Uchida); tre generazioni diverse al confronto ma uniti da un passato difficile (attraverso questi soggetti si sviluppa bene una tematica sociale come l'emarginazione o la già citata solitudine).
Per quanto riguarda la tecnica la regia è di altissima classe, contradidstinta da uno stile elegante e molto pacato; i movimenti di macchina non sono moltissimi, tuttavia il film si apre con un piano sequenza che segue Santoro e troviano una netta prevalenza di immagini statiche (macchina da presa fissa) inoltre la fotografia e colonna sonora sono fantastiche e tendono quasi ad abbracciare metaforicamente l'anziana protagonista.
Forse non sarà l'opera migliore di Kawase tuttavia il livello è altissimo.
Da vedere.
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